Per apprezzare tutto il sapore e gli aromi del prosciutto iberico di bellota è meglio mangiarlo da solo con un po' di pane (con pomodoro, se piace). I vini rossi, affinati o no, ed i bianchi secchi un po' affinati e non troppo acidi si sposano bene. In ogni caso, i più esperti riconoscono che il miglior connubio è quello con il fino e la manzanilla. I fino apportano aromi che s'accompagnano molto bene in bocca per la loro morbidezza, per il loro tono leggermente salato e la bassa acidità. Inoltre, la punta amara finale dei fino si unisce perfettamente con l'altro tono amaro dei grassi evoluti del prosciutto.
La birra non solo si abbina eccellentemente con gli acidi, piccanti e piatti speziati, ma anche con il prosciutto e tutta la gamma degli insaccati e affumicati.
Abbinamenti internazionali
Italia: Brunello di Montalcino e Chianti Classico, prodotti nella provincia di Siena, sono due dei più importanti vini del mondo che si sposano perfettamente con il prosciutto iberico di bellota.
Francia: Lo champagne rosé delle varietà Chardonnay, Pinot Meunier e Pinot Noir, si sposano altrettanto bene con il prosciutto, i dolci e gli aperitivi.
giovedì 3 novembre 2011
mercoledì 2 novembre 2011
Dal Lido Adriano di Ravenna alle Terre del Piave : dalla Spagna le carni di Jandevalo
Ci volevano i comunicatori e i giornalisti della Associazione l'Altratavola per proporre l'apertura ufficiale dei Dialoghi Internazionali del Piave,con il prosciutto patanegra di Huelva della azienda artigiana Jandevalo.
L'azienda è stata fondata e creata da artigiani professionisti che si sono specializzati nelle produzioni a base di carne di maiale iberico.
Oggi, dopo più di cinque anni, l'azienda fornisce i suoi prodotti in quasi tutti gli angoli della Spagna, incluse le Isole Baleari e Canarie.
La fabbrica si trova nella regione del Sud Andevalo, nella provincia di Huelva, in una cittadina di ca. 850 abitanti che vivono prevalentemente di agricoltura.
L'ambiente che la circonda è completamente naturale, privo di sostanze chimiche e di inquinamento industriale, con un' aria secca e pulita, in una valle che gode di un microclima particolare .
Le temperature nella regione: freddo e secco in inverno, caldo e secco in estate, garantiscono l'asciugatura naturale del prodotto, che ha aroma e gusto dei nostri particolari.
L'azienda è stata fondata e creata da artigiani professionisti che si sono specializzati nelle produzioni a base di carne di maiale iberico.
Oggi, dopo più di cinque anni, l'azienda fornisce i suoi prodotti in quasi tutti gli angoli della Spagna, incluse le Isole Baleari e Canarie.
La fabbrica si trova nella regione del Sud Andevalo, nella provincia di Huelva, in una cittadina di ca. 850 abitanti che vivono prevalentemente di agricoltura.
L'ambiente che la circonda è completamente naturale, privo di sostanze chimiche e di inquinamento industriale, con un' aria secca e pulita, in una valle che gode di un microclima particolare .
Le temperature nella regione: freddo e secco in inverno, caldo e secco in estate, garantiscono l'asciugatura naturale del prodotto, che ha aroma e gusto dei nostri particolari.
Dal Lido Adriano di Ravenna al Veneto: la Spagna 'apre' i Dialoghi Internazionali del Piave
Dopo la presentazione al 4° Festival Europeo del Gusto al Lido Adriano di Ravenna delle giornate sui vini e sui liquori andalusi e la visita di una delegazione dei Borghi Europei del Gusto alla rassegna a Siviglia, la Spagna ha 'aperto' ufficialmente i Dialoghi Internazionali del Piave, con una 'sontuosa' degustazione di prosciutto patanegra presso l'Osteria al Ponte di Renato e Deborah, giusto sul ponte di Vidor (Tv).
In degustazione uno splendido prodotto artigianale della ditta Jandevalo di El Almendro (Huelva), che ha deliziato i palati esigenti dei giornalisi e dei comunicatori intervenuti.
La provincia di Huelva é una delle 8 province dell' Andalusia ed é ubicata nell'estremo occidentale della Comunitá Autonoma. Confina con Siviglia ad est e Portogallo ad ovest, cosí come con la foce del fiume Guadalquivir, di fronte alla provincia di Cadice.
La provincia di Huelva possiede 150 km di spiagge paradisiache, da Isla Canele a mazagón e Matalascañas, dove inizia anche il territorio del Parco Nazionale di Doñana, il vero polmone del sud della Spagna, un luopgo favoloso per osservare il passaggio degli uccelli migratori.
Ci sono varie localitá nella prvincia di Huelva che sono famose per le loro spiagge e le loro infrastrutture turistiche: Isla Canela, Isla Cristina, Matalascañas, La Antilla, El Rompido, Punta Umbria o Mazagon sono tutti luoghi perfettamente preparati per il turismo e passare le ,vacanze in una di quest localitá é una esperienza estremamente gratificante.
Godere di un buon clima, del mare e di una eccellente gastronomia basata sul pesce fresco e sul prosciutto (jamón) di Jabugo, sono un contorno gustoso alle vostre vacanze: in questo senso sono soprattutto due le destinazioni di riferimento della Costa della Luce, Matalascañas ed Islantilla. Entrambe offrono una gran varietá di hotel ed alloggi, di attivitá e sport da praticare, di eventi a cui assistere...
L' economia di Huelva si basa su due pilastri fondamentali, l'agricoltura (con la raccolta delle fragole, tutta una tradizione) ed il turismo, grazie ai suoi 150 km di litorale compresi tra le foci del Guadiana ed il Guadalquivir.
Ci sono spiagge selvagge e spiagge attrezzate di tutto punto.
Anche la pesca e l'industria rivestono un ruolo importante nell'economia di Huelva e la sua provincia: il Polo Industriale ed il Porto Commerciale della cittá sono cresciuti costantemente negli ultimi anni.
In degustazione uno splendido prodotto artigianale della ditta Jandevalo di El Almendro (Huelva), che ha deliziato i palati esigenti dei giornalisi e dei comunicatori intervenuti.
La provincia di Huelva é una delle 8 province dell' Andalusia ed é ubicata nell'estremo occidentale della Comunitá Autonoma. Confina con Siviglia ad est e Portogallo ad ovest, cosí come con la foce del fiume Guadalquivir, di fronte alla provincia di Cadice.
La provincia di Huelva possiede 150 km di spiagge paradisiache, da Isla Canele a mazagón e Matalascañas, dove inizia anche il territorio del Parco Nazionale di Doñana, il vero polmone del sud della Spagna, un luopgo favoloso per osservare il passaggio degli uccelli migratori.
Ci sono varie localitá nella prvincia di Huelva che sono famose per le loro spiagge e le loro infrastrutture turistiche: Isla Canela, Isla Cristina, Matalascañas, La Antilla, El Rompido, Punta Umbria o Mazagon sono tutti luoghi perfettamente preparati per il turismo e passare le ,vacanze in una di quest localitá é una esperienza estremamente gratificante.
Godere di un buon clima, del mare e di una eccellente gastronomia basata sul pesce fresco e sul prosciutto (jamón) di Jabugo, sono un contorno gustoso alle vostre vacanze: in questo senso sono soprattutto due le destinazioni di riferimento della Costa della Luce, Matalascañas ed Islantilla. Entrambe offrono una gran varietá di hotel ed alloggi, di attivitá e sport da praticare, di eventi a cui assistere...
L' economia di Huelva si basa su due pilastri fondamentali, l'agricoltura (con la raccolta delle fragole, tutta una tradizione) ed il turismo, grazie ai suoi 150 km di litorale compresi tra le foci del Guadiana ed il Guadalquivir.
Ci sono spiagge selvagge e spiagge attrezzate di tutto punto.
Anche la pesca e l'industria rivestono un ruolo importante nell'economia di Huelva e la sua provincia: il Polo Industriale ed il Porto Commerciale della cittá sono cresciuti costantemente negli ultimi anni.
Personaggi e storie nelle Terre del Piave
Nel corso della degustazione del prosciutto iberico patanegra che si è svolta presso l'Osteria al Ponte di Renato e Deborah, molti sono stati i personaggi del territorio del Piave che si sono incontrati nel mitico 'antro' enoico.
Abbiamo riconosciuto Alberto Follador di Follo, giovane vignaiolo che interpreta con impegno l'arte di fare il prosecco, seguendo le tracce del padre Romolo ; Massimo Damuzzo, grande artigiano salumiere di Col San Martino ; Francesco Parpajola, fornaio in quel di Valdobbiadene (suo il pane delizioso che ha accompagnato la degustazione);il Balljana di Col San Martino, di Vigna del Gal ; Renato Saltarello, che propone i vini della Cantina Dalla Vedova ;
Sandro Facchin, fornaio in quel di Ciano del Montello ; e tanti altri ancora.
La degustazione è stata anche l'occasione per presentare la nuova veste grafica della rivista Le Terre, che verrà editorializzata da L'Altratavola Network a cadenza settimanale.
Abbiamo riconosciuto Alberto Follador di Follo, giovane vignaiolo che interpreta con impegno l'arte di fare il prosecco, seguendo le tracce del padre Romolo ; Massimo Damuzzo, grande artigiano salumiere di Col San Martino ; Francesco Parpajola, fornaio in quel di Valdobbiadene (suo il pane delizioso che ha accompagnato la degustazione);il Balljana di Col San Martino, di Vigna del Gal ; Renato Saltarello, che propone i vini della Cantina Dalla Vedova ;
Sandro Facchin, fornaio in quel di Ciano del Montello ; e tanti altri ancora.
La degustazione è stata anche l'occasione per presentare la nuova veste grafica della rivista Le Terre, che verrà editorializzata da L'Altratavola Network a cadenza settimanale.
I pomodorini di Casa Barone nelle Terre del Piave
I pomodorini che hanno 'sottolineato' la degustazione del prosciutto patanegra all'Osteria al Ponte, in occasione dell'apertura ufficiale dei Dialoghi Internazionali del Piave,sono stati quelli prodotti da Casa Barone.
Un esempio di sviluppo eco-sostenibile
L’azienda agricola casa Barone è la più grande azienda biologica del Parco Nazionale del Vesuvio. Il principale corpo aziendale, di circa 11 ettari, è ubicato alle pendici del Monte Somma, il vulcano originario dal quale si è formato, per successive eruzioni, il cono del Vesuvio.
Le coltivazioni si estendono sui terreni attraversati dalle lave dell’eruzione del ’44, dove, tra muri a secco e piccoli terrazzamenti, ginestre e altre essenze della macchia mediterranea, i vigneti si alternano a olivi e alberi da frutto. Il pomodorino del piennolo è coltivato dove il frutteto è più rado.
Nel 2000, quando rileva il fondo ormai abbandonato, ad eccezione della sua quinta parte coltivata da Vincenzo Manzo, oggi capo operaio dell’azienda, Giovanni Marino decide di mantenere il vecchio impianto promiscuo, tipico di una agricoltura di auto-sufficienza, nonostante le difficoltà di gestione agronomica che questa scelta comportava, razionalizzando e ristrutturando il vigneto per quanto possibile e reintroducendo negli ultimi anni la coltura dell’olivo, abbandonata negli ultimi decenni a favore della coltivazione dell’albicocco e della vite.
Per valorizzare le tante piccole produzioni aziendali, si è quindi percorsa la strada di trasformare parte del prodotto in confetture e marmellate, in liquori aromatici e acquaviti di frutta, mentre la produzione di vini, anch’essa in quantità limitate, è esclusivamente rivolta alla vinificazione di uve dei vitigni autoctoni vesuviani: la catalanesca, il caprettone e il piedirosso.
Ad oggi, la principale produzione dell’azienda è rappresentata dal pomodorino del piennolo del Vesuvio DOP, per il quale l’azienda è presidio Slow Food.
Il pomodorino viene in parte trasformato in conserve, in parte commercializzato fresco a grappoli e, naturalmente, sotto forma dei caratteristici “piennoli”.
Fare agricoltura sul Vesuvio, rispettando e proteggendo la flora spontanea e la ricchezza varietale delle specie coltivate, significa anche rispettare e valorizzare il paesaggio agrario tipico di questa zona, significa quindi praticare una “agricoltura del paesaggio”.
Far comprendere ai propri operai e collaboratori che una quercia o una ginestra, un bell’olmo o un pioppo argentato, non rappresentassero un fastidioso impedimento ad una più agevole coltivazione del fondo, ma un valore paesaggistico che, prima o poi, si sarebbe tradotto anche in un valore economico, è stata parte, non piccola, del lavoro di questi anni. Oggi casa Barone si avvia finalmente a dotarsi di servizi in grado di accogliere una utenza scelta di visitatori attenti al rispetto dell’ambiente. Entro il 2011, infatti, avranno inizio i lavori di ristrutturazione del principale fabbricato aziendale e degli altri piccoli comodi rurali ubicati nel fondo.
A lavori ultimati, tra i progetti della proprietà, oltre allo sviluppo di una ricettività turistica e alla creazione di un punto di vendita diretta, c’è quello di dare vita ad un grande programma di educazione ambientale, su base pluriennale, con le scuole del territorio.
Un esempio di sviluppo eco-sostenibile
L’azienda agricola casa Barone è la più grande azienda biologica del Parco Nazionale del Vesuvio. Il principale corpo aziendale, di circa 11 ettari, è ubicato alle pendici del Monte Somma, il vulcano originario dal quale si è formato, per successive eruzioni, il cono del Vesuvio.
Le coltivazioni si estendono sui terreni attraversati dalle lave dell’eruzione del ’44, dove, tra muri a secco e piccoli terrazzamenti, ginestre e altre essenze della macchia mediterranea, i vigneti si alternano a olivi e alberi da frutto. Il pomodorino del piennolo è coltivato dove il frutteto è più rado.
Nel 2000, quando rileva il fondo ormai abbandonato, ad eccezione della sua quinta parte coltivata da Vincenzo Manzo, oggi capo operaio dell’azienda, Giovanni Marino decide di mantenere il vecchio impianto promiscuo, tipico di una agricoltura di auto-sufficienza, nonostante le difficoltà di gestione agronomica che questa scelta comportava, razionalizzando e ristrutturando il vigneto per quanto possibile e reintroducendo negli ultimi anni la coltura dell’olivo, abbandonata negli ultimi decenni a favore della coltivazione dell’albicocco e della vite.
Per valorizzare le tante piccole produzioni aziendali, si è quindi percorsa la strada di trasformare parte del prodotto in confetture e marmellate, in liquori aromatici e acquaviti di frutta, mentre la produzione di vini, anch’essa in quantità limitate, è esclusivamente rivolta alla vinificazione di uve dei vitigni autoctoni vesuviani: la catalanesca, il caprettone e il piedirosso.
Ad oggi, la principale produzione dell’azienda è rappresentata dal pomodorino del piennolo del Vesuvio DOP, per il quale l’azienda è presidio Slow Food.
Il pomodorino viene in parte trasformato in conserve, in parte commercializzato fresco a grappoli e, naturalmente, sotto forma dei caratteristici “piennoli”.
Fare agricoltura sul Vesuvio, rispettando e proteggendo la flora spontanea e la ricchezza varietale delle specie coltivate, significa anche rispettare e valorizzare il paesaggio agrario tipico di questa zona, significa quindi praticare una “agricoltura del paesaggio”.
Far comprendere ai propri operai e collaboratori che una quercia o una ginestra, un bell’olmo o un pioppo argentato, non rappresentassero un fastidioso impedimento ad una più agevole coltivazione del fondo, ma un valore paesaggistico che, prima o poi, si sarebbe tradotto anche in un valore economico, è stata parte, non piccola, del lavoro di questi anni. Oggi casa Barone si avvia finalmente a dotarsi di servizi in grado di accogliere una utenza scelta di visitatori attenti al rispetto dell’ambiente. Entro il 2011, infatti, avranno inizio i lavori di ristrutturazione del principale fabbricato aziendale e degli altri piccoli comodi rurali ubicati nel fondo.
A lavori ultimati, tra i progetti della proprietà, oltre allo sviluppo di una ricettività turistica e alla creazione di un punto di vendita diretta, c’è quello di dare vita ad un grande programma di educazione ambientale, su base pluriennale, con le scuole del territorio.
Il merlot del Collio Sloveno alla rassegna Dialoghi Internazionali del Piave
Il Collio Sloveno (Brda) parteciperà in questi giorni alle giornate di informazione dei Dialoghi Internazionali Piave' grazie all'intervento di 'Sapori di Tradizione', la delegazione locale dei Borghi Europei del Gusto.
Oltre alla storia di questa splendida terra, i comunicatori e i giornalisti degusteranno un merlot 2006 dell'azienda agricola Kmetija Mavric di Koisko.
" Il Collio Sloveno è un'importante zona vinicola con duemila ettari di vigneti, che producono un quarto dei Doc di tutto il Paese.Il Collio sloveno (Goriska Brda) è caratterizzato da un susseguirsi di lievi colline, delimitate da due grandi fiumi Soca (Isonzo) e Idrijca, ricoperte di vigne e alberi da frutta.
Piccoli villaggi di case in pietra, resti di castelli feudali e fortezze.
E poi cantine, enoteche, fattorie.
Qui il vino ha davvero tradizioni antiche: coltivato prima dagli Illiri e dai Celti e poi da romani
Eccellenti i rossi Pinot e Merlot, e i bianchi Tocai, Riesling, Chardonnay. e l'autoctona ribolla."
Oltre alla storia di questa splendida terra, i comunicatori e i giornalisti degusteranno un merlot 2006 dell'azienda agricola Kmetija Mavric di Koisko.
" Il Collio Sloveno è un'importante zona vinicola con duemila ettari di vigneti, che producono un quarto dei Doc di tutto il Paese.Il Collio sloveno (Goriska Brda) è caratterizzato da un susseguirsi di lievi colline, delimitate da due grandi fiumi Soca (Isonzo) e Idrijca, ricoperte di vigne e alberi da frutta.
Piccoli villaggi di case in pietra, resti di castelli feudali e fortezze.
E poi cantine, enoteche, fattorie.
Qui il vino ha davvero tradizioni antiche: coltivato prima dagli Illiri e dai Celti e poi da romani
Eccellenti i rossi Pinot e Merlot, e i bianchi Tocai, Riesling, Chardonnay. e l'autoctona ribolla."
I salumi in degustazione alla rassegna Dialoghi Internazionali del Piave
La degustazione di salumi che si è tenuta alla rassegna informativa 'A tu per tu con il cielo' presso l'Osteria alle Betulle sul Monfenera, è stata guidata dall'agronomo Davide Gatto di Trevignano, con la partecipazione di una dozzina di giornalisti e comunicatori.
La sopressa dell'azienda agricola Antonio Rossetto di Padova ha aperto le danze.
“Carni utilizzate ottime ; giusta stagionatura : un prodotto equilibrato.”
E' stato poi il turno della sopressa del Salumificio Stecca di Crocetta del Montello ad ottenere l'apprezzamento dei convitati.
Ha fatto poi gli onori di casa la 'Pepita del Piave' del Salumificio Piovesan di Pederobba.
“La Pepita del Piave ® è un saporito impasto di carni suine italiane selezionate, lavorato a mano e stagionato per circa 30/60 giorni a seconda del formato. La lavorazione delle carni avviene entro 24/36 ore dalla macellazione per garantire al prodotto una maggiore morbidezza. La sua particolarità consiste nella miscela di spezie e di aromi in cui è avvolta, che le conferisce un gusto ed un profumo particolare e inconfondibile.”
Dalla Calabria i giornalisti e i comunicatori hanno potuto degustare la 'nduja di Spilinga e la spianata.
La spianata è un salume tipico della Calabria molto gustoso che deriva dalla carne di maiale (viene scelta di solito quella più magra) alla quale vengono poi aggiunti dei piccoli quadratini di grasso per rendere il tutto più saporito e spezie come il peperoncino rosso. Si chiama spianata per la sua caratteristica forma schiacciata e ovale. Presenta un colorito rosato molto intenso e acceso ed ha un gusto forte e deciso, ma nello stesso tempo è anche delicatamente dolce grazie alla presenza del peperoncino rosso che oltre alla piccantezza dà anche questo particolare retrogusto.
Poi tutti a tavola con il pastin della Macelleria Sperandio di Villa di Villa (Mel-BL).
Il pastin rappresenta un’importante tradizione della cultura gastronomica della Provincia di Belluno. Il pastin nasce negli anni in cui la macellazione del maiale era un momento di festa, ma anche di necessità, per le comunità contadine che abitavano i paesi della Provincia; anni in cui la cucina era basata su un’alimentazione semplice e “povera”. Tracce bibliografiche del prodotto si trovano ad esempio nella prefazione al libro dello scrittore bellunese Gianluigi Secco: “Polenta e Tocio” edito nel 1972. Comunque, povera non vuol dire assolutamente poco gustosa.
Il pastin è un impasto di carne di suino e bovino, con aggiunta di grasso/lardo, sale, pepe, spezie e aromi vari (chiodi di garofano, aglio, cannella) e vino bianco, che si differenziano leggermente a seconda delle diverse zone di produzione, e dei macellai. Il pastin è un prodotto fresco che si può consumare dopo la preparazione.
Il pastin viene preparato oggi nei laboratori di macelleria. Si tratta di un impasto di carni bovina e suina impastate a mano con l’aggiunta dei suddetti ingredienti e aromi. L’impasto viene successivamente tritato con l’utilizzo di tritacarne con fori di diametro variabile a seconda delle differenti consuetudini. Per tradizione, viene consumato a seguito di cottura alla griglia o in padella e accompagnato da polenta.
La sopressa dell'azienda agricola Antonio Rossetto di Padova ha aperto le danze.
“Carni utilizzate ottime ; giusta stagionatura : un prodotto equilibrato.”
E' stato poi il turno della sopressa del Salumificio Stecca di Crocetta del Montello ad ottenere l'apprezzamento dei convitati.
Ha fatto poi gli onori di casa la 'Pepita del Piave' del Salumificio Piovesan di Pederobba.
“La Pepita del Piave ® è un saporito impasto di carni suine italiane selezionate, lavorato a mano e stagionato per circa 30/60 giorni a seconda del formato. La lavorazione delle carni avviene entro 24/36 ore dalla macellazione per garantire al prodotto una maggiore morbidezza. La sua particolarità consiste nella miscela di spezie e di aromi in cui è avvolta, che le conferisce un gusto ed un profumo particolare e inconfondibile.”
Dalla Calabria i giornalisti e i comunicatori hanno potuto degustare la 'nduja di Spilinga e la spianata.
La spianata è un salume tipico della Calabria molto gustoso che deriva dalla carne di maiale (viene scelta di solito quella più magra) alla quale vengono poi aggiunti dei piccoli quadratini di grasso per rendere il tutto più saporito e spezie come il peperoncino rosso. Si chiama spianata per la sua caratteristica forma schiacciata e ovale. Presenta un colorito rosato molto intenso e acceso ed ha un gusto forte e deciso, ma nello stesso tempo è anche delicatamente dolce grazie alla presenza del peperoncino rosso che oltre alla piccantezza dà anche questo particolare retrogusto.
Poi tutti a tavola con il pastin della Macelleria Sperandio di Villa di Villa (Mel-BL).
Il pastin rappresenta un’importante tradizione della cultura gastronomica della Provincia di Belluno. Il pastin nasce negli anni in cui la macellazione del maiale era un momento di festa, ma anche di necessità, per le comunità contadine che abitavano i paesi della Provincia; anni in cui la cucina era basata su un’alimentazione semplice e “povera”. Tracce bibliografiche del prodotto si trovano ad esempio nella prefazione al libro dello scrittore bellunese Gianluigi Secco: “Polenta e Tocio” edito nel 1972. Comunque, povera non vuol dire assolutamente poco gustosa.
Il pastin è un impasto di carne di suino e bovino, con aggiunta di grasso/lardo, sale, pepe, spezie e aromi vari (chiodi di garofano, aglio, cannella) e vino bianco, che si differenziano leggermente a seconda delle diverse zone di produzione, e dei macellai. Il pastin è un prodotto fresco che si può consumare dopo la preparazione.
Il pastin viene preparato oggi nei laboratori di macelleria. Si tratta di un impasto di carni bovina e suina impastate a mano con l’aggiunta dei suddetti ingredienti e aromi. L’impasto viene successivamente tritato con l’utilizzo di tritacarne con fori di diametro variabile a seconda delle differenti consuetudini. Per tradizione, viene consumato a seguito di cottura alla griglia o in padella e accompagnato da polenta.
Il Nord della Romania 'raccontato' alla rassegna 'A tu per tu con il cielo'
E' stata Sava Timis a 'raccontare' ai giornalisti e ai comunicatori intervenuti alla rassegna informativa 'A tu per tu con il cielo', presso l'Osteria le Betulle sul Monfenera, il Nord della Romania. In particolare si è parlato della provincia di Maramures e del borgo di Borsa.
Il Maramures è una regione all’estremo nord della Romania, al confine con l’Ucraina, Il paesaggio è caratterizzato da dolci colline, lussureggianti boschi, campi coltivati, radure, villaggi e corsi d’acqua. I fiumi Viseu, Mara, Cosau e Iza, che formano le omonime valli, si gettano nella Tisa, un affluente del Danubio che giunge qui dopo aver attraversato l’Ungheria.
La città principale del Maramures è Sighetu Marmatiei, detta Sighet, centro di circa 40.000 abitanti. La città, circondata dalla più quieta campagna, è caotica e vivace: possiede un fascino particolare, dovuto forse alla pacifica convivenza di cittadini ucraini, di rom e di una minoranza ungherese, i quali danno vita a un pittoresco e colorato mercato di frutta, verdure...E paprika.
Borşa (in ungherese Borsa, in tedesco Borscha) è una città della Romania di 27.888 abitanti, ubicata nel distretto di Maramureş, nella regione storica della Transilvania. Fa parte dell'area amministrativa anche la località di Băile Borşa. Borşa è una frequentata località montana, base per diverse escursioni, in particolare nelle diverse riserve naturali che si trovano nella zona.
Il Maramures è una regione all’estremo nord della Romania, al confine con l’Ucraina, Il paesaggio è caratterizzato da dolci colline, lussureggianti boschi, campi coltivati, radure, villaggi e corsi d’acqua. I fiumi Viseu, Mara, Cosau e Iza, che formano le omonime valli, si gettano nella Tisa, un affluente del Danubio che giunge qui dopo aver attraversato l’Ungheria.
La città principale del Maramures è Sighetu Marmatiei, detta Sighet, centro di circa 40.000 abitanti. La città, circondata dalla più quieta campagna, è caotica e vivace: possiede un fascino particolare, dovuto forse alla pacifica convivenza di cittadini ucraini, di rom e di una minoranza ungherese, i quali danno vita a un pittoresco e colorato mercato di frutta, verdure...E paprika.
Borşa (in ungherese Borsa, in tedesco Borscha) è una città della Romania di 27.888 abitanti, ubicata nel distretto di Maramureş, nella regione storica della Transilvania. Fa parte dell'area amministrativa anche la località di Băile Borşa. Borşa è una frequentata località montana, base per diverse escursioni, in particolare nelle diverse riserve naturali che si trovano nella zona.
I formaggi romeni alla rassegna 'Dialoghi Internazionali del Piave'
Ileana Fofuca,Presidente della Associazione Romena 'Terra Nova', presenterà alla rassegna informativa 'Dialoghi Internazionali del Piave', i formaggi della Romania.
" I formaggi tipici sono: branza de burduf - un formaggio (in romeno branza) lasciato stagionare in stomaco di pecora o mucca (raramente), oppure un formaggio (tipo caciocavallo) affumicato in scorza di abete. Molto buona l'URDA (una specie di ricotta) di bufala preparata nel nord della Romania. Molte volte la polenta è accompagnata dal formaggio (più o meno stagionato) e con la panna acida, molto usata in cucina.Di sicuro di origine o influenza orientale è l'abitudine di fare preparati caseari ottenuti dalla fermentazione del latte tipo yogurt. "
" I formaggi tipici sono: branza de burduf - un formaggio (in romeno branza) lasciato stagionare in stomaco di pecora o mucca (raramente), oppure un formaggio (tipo caciocavallo) affumicato in scorza di abete. Molto buona l'URDA (una specie di ricotta) di bufala preparata nel nord della Romania. Molte volte la polenta è accompagnata dal formaggio (più o meno stagionato) e con la panna acida, molto usata in cucina.Di sicuro di origine o influenza orientale è l'abitudine di fare preparati caseari ottenuti dalla fermentazione del latte tipo yogurt. "
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