mercoledì 23 settembre 2009

Daniele Barattin, un’evoluzione professionale


Abbiamo spesso parlato di Daniele Barattin, della Macelleria Amica di Soligo. Ne abbiamo sempre elogiato la valenza come macellaio, affermando che era bravo anche come cuoco e come gastronomo. Basta andare nel suo negozio per rendersene conto.
Ci ha sempre incuriosito questa sua polivalenza, e in attimo libero, abbiamo scoperto la causa della sua bravura.
Davanti al caffè preparato dalla fida (e brava) Graziella, Daniele si e sbottonato (metaforicamente s’intende).
L’avventura è cominciata all’inizio degli anni ’70, quando lui aveva 12 anni e mise piede nella cucina del ristorante del padre (altro grande personaggio, ogni tanto critico col figlio, ma tutto sommato orgoglioso), che si trovava a Cessalto. Finite le medie, sempre lì inizia il suo lavoro fisso, inframezzato d’estate con il lavoro stagionale al mare, allora una grande scuola per chi voleva fare esperienza, in tutti i settori (compresi i dolci che però lui non ama fare).
Fino ai 25 resta in casa, e poi decide di fare ancora altre esperienze. Tra le altre cose anche come macellaio dipendente. Alla fine si è messo in proprio, ed ecco la Macelleria Amica, fra le prime ad offrire l’angolo di gastronomia e il pronto cuoci.
Che l’esperienza sia servita, si vede.
Macelleria Amica di Barattin Daniele Via dei Colli, 46, 0438-83341

Anche le sogliole prediligono le Terre di Venetia


Il suggerimento ce l’aveva dato Dario Penco, dell'Ente Turistico di Salvore, in Istria. La nazionalità della sogliola è l’alto Adriatico, perché la sogliola è uno di quei pesci meravigliosi che ha un ciclo biologico particolare. Le sogliole grosse, quelle da 25-30-35 centimetri, si trovano in genere da ottobre fino a febbraio fuori le coste dell’Istria, e sono pescate dai nostri pescatori di Grado e Marano, mentre quelli di Caorle già non ci arrivano più, ma sono pescate anche dai pescatori dell’Istria a tre o quattro miglia dalla costa. Pescano i riproduttori. Le uova galleggiano, quindi vengono in superficie, sono trasportate dall’acqua e la corrente da quella parte va verso la costa italiana, ed ecco che allora raggiungono il golfo di Trieste, gli girano intorno e si fanno tutto il golfo di Venezia. Però nel frattempo crescono, viene fuori un pesciolino che nuota sempre in superficie e non ha niente a che vedere con quello che si trova sul fondo, continua a crescere e dopo un mesetto è arrivato quasi a un centimetro. C’è uno strano aspetto biologico che ha del fantastico, cioè che un occhio gira dall’altro lato. Quando l’occhio fa la migrazione lungo il muso del pesce e raggiunge l’altro lato, la sogliola, da pesciolino che sta dritto, si mette su un fianco e dai due occhi che guardano sopra è costretta a andare sul fondo. Lunga poco più di un centimetro entra nelle lagune venete, nelle valli del delta del Po, e cresce lì. Siccome nasce a gennaio-febbraio, cresce e rimane lì fino ad agosto-settembre. A novembre la soglioletta raggiunge i 18 centimetri.
Come dire, la sogliola nasce e cresce in terra di San Marco!

Bacco e Arianna, un agriturismo che fa piacere ritrovare


A dir la verità in questo posto ci eravamo già stati, ma mai come questa volta abbiamo potuto visitarlo e conoscerlo piuttosto a fondo, guidati dal proprietario, il signor Calaon.
In provincia di Padova, a Vò Euganeo, immerso nel verde del parco regionale dei Colli Euganei e dei rigogliosi vigneti, si trova l'agriturismo da Bacco e Arianna, un luogo dove ritrovare il piacere del contatto con la natura, il gusto delle cose semplici, l'ospitalità di chi ama le cose genuine. Da Bacco e Arianna potrete degustare i migliori vini DOC, da assaggiare il Serprino, assaporare i tipici piatti della cucina veneta, riposarvi in accoglienti e confortevoli stanze, ammirare da vicino tanti meravigliosi animali.
La famiglia Calaon si è posta l'obiettivo di far conoscere, direttamente al consumatore, la propria attività, costituendo all'interno della propria azienda agricola l'enoturismo "Bacco e Arianna".
Qui si possono incontrare tutte le componenti della tradizione euganea: piatti a base di ricette e prodotti tipici del mondo rurale locale come ad esempio salumi di casa, bigoli e tagliatelle, e ancora anatra, faraona, coniglio, dolci della casa. Inoltre si possono assaggiare i vini DOC dei colli Euganei, confetture varie, miele, grappe, amari e l'olio dei Colli Euganei.
Per chi volesse maggiormente entrare a contatto con questa realtà, "Bacco e Arianna " offre la possibilità di pernottamento in 8 camere doppie e 4 mini-appartamenti, confortevoli e arredati con cura, dotati di bagno con doccia privato, riscaldamento, TV.
Un ulteriore servizio è rappresentato dal vasto salone polifunzionale disponibile per riunioni,incontri,mostre e varie attività culturali o ricreative o per feste agresti.
Di tutto questo bendidio, vogliamo segnalare il Serprino e la carne di maiale, utilizzata in cucina e per produrre i salumi: la particolarità è data dai suini, che sono un incrocio fra i Large White ed i cinghiali. Ne risulta una carne più scura e più saporita, una delizia per il palato.
Da sottolineare anche l’accoglienza ed il servizio: la famiglia Calaon, padre, madre, tre splendide figlie e il figlio enologo meritano davvero un elogio.

Enoturismo Bacco e AriannaVia Cà Sceriman, 784 - 35030 Vò - Padova - ITALYTel: (+39)049.9940187 - Fax: (+39)049.9944273E-mail:info@baccoearianna.com
http://www.baccoearianna.com/

lunedì 21 settembre 2009

V Festa dea Panocia a Lovadina


Dal 25 al 28 settembre si tiene a Lovadina, frazione di Spresiano, la quinta Festa dea Panocia, presso l’Area Palestra Comunale di Lovadina. Il sottotitolo è musica celestiale per un nordestino, poenta e tocio. Sembra quasi di sentire in sottofondo le note de La mula de Parenzo. Non una semplice festa della trebbiatura di un prodotto per noi fondamentale, il mais, ma una rivisitazione delle radici della nostra cultura.
Quindi, mostra e dimostrazione di aratura con trattori d’epoca (già si sentono i mitici Landini in moto), mostra di artigianato tipico “dea panocia” e oggetti rurali, mostra “Giardini d’autunno” e di attrezzature e arredo giardino.
E poi lo stand gastronomico, il cui piatto forte è appunto poenta e tocio, assieme alle panoce roste.
Tutto questo lavoro di recupero e di valorizzazione della nostra cultura è opera di un gruppo di volontari, in questi giorni indaffaratissimi. A loro va rivolto un grande plauso.
A questa festa si aggiunge la Sagra della Madonna della Cintura: la Festa dea Panocia non ha voluto sostituirsi al momento religioso, ma solo aggiornare l’inizio autunno secondo le nuove esigenze. Anche le feste religiose dopotutto fanno parte della nostra cultura, ed è giusto mantenerle.
L'Associazione Internazionale Azione Borghi Europei del Gusto e la rete di informazione L'Italia del Gusto hanno inserito la Festa tra le manifestazioni segnalate dalla rete Infocerere, un circuito rivolto al Mondo Rurale. Grazie a questo inserimento le iniziative del Comitato Festeggiamenti di Lovadina potranno godere delle campagne di informazione di BlogAzzurro,il network di siti e blog di informazione locali, regionali e nazionali.

Poenta e tocio (Polenta e sugo)
di Graziella Naccari e Speranza Visentin

La combinazione dei cereali con l’acqua era una risorsa alimentare fondamentale per i popoli antichi. Oggi, invece, la parola polenta è associata solo alla farina di granoturco, e questo per motivi storici, economici e geografici sui quali la Repubblica di Venezia ebbe una notevole influenza.
La Polenta: quando si pensa alla tradizione alimentare di Venezia si tende, in generale, a ignorare la realtà storica e a immaginare invece i grandi banchetti che si vedono nei quadri di certi pittori del Rinascimento. Invece i banchetti riccamente imbanditi erano privilegio di pochissimi. La maggior parte degli italiani per sopravvivere mangiava e si nutriva di polenta, una specie di pappa di miglio o sorgo frantumato, cotto in acqua.
La dieta cambiò, radicalmente, grazie ad una pianta scoperta nel Nuovo Mondo: il granoturco che turco non è. L’aggettivo turco veniva usato indiscriminatamente per tutto quello che arrivava da luoghi lontani, sconosciuti ed esotici. Il granoturco divenne la base dell’alimentazione della gente comune, sia in campagna che nelle zone urbane, in tutto il Nord Italia, apportando un notevole miglioramento dietetico. La farina di granoturco non veniva più mescolata con altri cereali per fare pane, ma utilizzata da sola, per fare la polenta.

El tocio: una parola che sta spesso sulla bocca dei veneziani quando parlano di cibo.
El tocio è una cosa di molto appetitoso, infatti è il sugo prodotto dalla cottura a fuoco lento di carne, pollame o pesce, a volte più gustoso e gradito della stessa pietanza. Mangiare el tocio vuol dire impregnare un boccone di polenta, grande protagonista della cucina veneziana, in questo gustoso intingolo.