sabato 6 novembre 2010

La Valsugana

Narra la leggenda che la valle fosse un lunghissimo fiordo d'acqua tanto che, ai bordi rocciosi dell'alta valle, si dovrebbero trovare ancora i grossi anelli di ferro ai quali venivano ancorate le navi dei pescatori. I contadini raccontavano questa leggenda nei lunghi 'filò' invernali nelle stalle. Raccontavano che la valle ad un certo punto si prosciugò e da qui il nome che essa assunse: valle sugà, sugata (asciugata) e da questo Valsugana.


E' indubbio, comunque, che la Valsugana sia la meno 'trentina' e la più 'veneta' delle valli Trentine, e da sempre legata alle vicende storiche della pianura veneta, della Serenissima e delle vallate Bellunesi. Lo denota il dialetto: un dialetto perfettamente identico dalla periferia nord Padova (non in città, dove si parla il dialetto 'dei siori', dalle profonde influenze veneziane) alle porte Trento. In pianura è una strettissima fascia, larga non più di 10 km, con centro proprio lungo la strada statale e l'alveo del Brenta.

L'importanza storica della Valsugana, marcato solco di collegamento trasversale tra Trento e il Veneto, è affermata da una delle due strade Romane Imperiali, la Claudia Augusta Altinate, che penetrava in Trentino diretta nella Rezia. Essa aveva un percorso assai diverso da quanto siamo abituati ora con la veloce superstrada, in particolare, anziché percorrere il fondovalle paludoso si manteneva sempre il più alto possibile al piede degli imponenti contrafforti rocciosi, dove, non a caso, si sono sviluppati numerosi villaggi. Come indica il nome essa proveniva da Altino, l'antica città paleo-veneta, e attraversato il Passo Praderadego, Feltre, Lamon, saliva a Castel Tesino, dove si può ancora vedere un modesto tratto selciato, per calare in Valsugana.

Borgo Valsugana può essere considerata un po’ la 'capitale' della Valsugana

E' l'antica Ausugum, importante roccaforte romana a presidio della strada Claudia Augusta Altinate. La sua storia si fonde con la spettacolare mole di Castel Telvana, una storia lunga e travagliata.

Nel 1300 viene citato col nome di Borgum Ausugi, storpiatura popolare dell'antico nome indicante lo sviluppo urbano attorno all'antico nucleo. E' da sempre la 'capitale della Valsugana', favorita dalla splendida ed assolata posizione sull'importante arteria di comunicazione romana è sempre stata città a forte vocazione mercantile. Nel primo '800 un devastante incendio distrusse quasi completamente il borgo, ancora costruito gran parte di legno, che dovette essere ricostruito ex novo.



http://www.magicoveneto.it/Valsugan/risorse/Valsugana_storia-1.htm

venerdì 5 novembre 2010

La Cooperativa Albergo Diffuso Valcellina e Val Vajont

La Valcellina o Val Cellina è una vallata alpina del Friuli-Venezia Giulia, percorsa dal torrente Cellina da cui prende il nome.


Vi appartengono i comuni di Claut, Cimolais (benché quest'ultimo si trovi allo sbocco della Val Cimoliana, il cui omonimo torrente confluisce più a valle nel Cellina), Barcis, Andreis e, in fondo alla valle e già adagiato sulla pianura, Montereale Valcellina; questi Comuni appartengono alla Provincia di Pordenone.

Benché non si trovino nella sede morfologica del fiume Cellina, ma sulle sponde della Val Vajont, fanno parte della Valcellina anche i comuni di Erto e Casso. Questi, costituiscono inoltre, il limite estremo del Friuli Venezia Giulia a confine con la regione Veneto.

La Valcellina è parzialmente ricompresa nel Parco naturale delle Dolomiti Friulane

La Cooperativa Albergo Diffuso Valcellina e Val Vajont è nata recentemente con lo scopo di gestire le case albergo dei comuni di Erto, Casso, Cimolais, Claut e Barcis mediante la loro promozione e coordinamento da un'unica Reception, sempre disponibile a soddisfare ogni necessità, con sede operativa a Claut.

Alla libertà degli ospiti nella gestione del proprio tempo e degli spazi abitativi, la Cooperativa Albergo Diffuso Valcellina e Val Vajont offre alla propria clientela la possibilità di soggiornare in antichi borghi, vivere a contatto con i residenti, sentirsi parte del vicinato, condividerne usi, costumi e tradizioni.





Via Roma, 43

33080 Claut (PN)

Tel: 338 1570963

Fax: 0427 878445



e-mail: info@albergodiffusovalcellinavalvajont.it

http://www.albergodiffusovalcellinavalvajont.it/

giovedì 4 novembre 2010

La Cooperativa Produttori Erbaluce di Caluso

Caluso è in Piemonte, ma mi rimane sempre un ricordo bello. La Cooperativa Produttori Erbaluce di Caluso (CPEC) ha la sua sede in Piemonte in provincia di Torino nella zona sud del verde Canavese a soli 20Km da Ivrea.


Il Canavese è una zona particolarmente rinomata per le verdi colline, i magnifici castelli e .... i vini di qualità. Non è una semplice affermazione di principio: ci sono stato diverse volte e posso garantirlo.

Caluso e' la "capitale" del Canavese per quanto riguarda il vino, sono ben 4 i vini D.O.C. che qui sono prodotti.

In questa cittadina, di circa 8000 abitanti, nel 1975 i primi 9 soci fondarono la CPEC; col passare degli anni sempre più viticoltori aderirono all'iniziativa fino a raggiungere i quasi 300 soci attuali.

La Cooperativa Produttori Erbaluce di Caluso possiede una moderna linea di imbottigliamento con capacità produttiva di 1500 bottiglie, che permette di imbottigliare parte del prodotto pregiato, mentre la restante quantità di vino viene venduta sfusa direttamente presso i propri stabilimenti.

Moderne attrezzature e tecniche sofisticate di vinificazione (separazione dei mosti, vendemmia in cassetta, spremitura soffice, vinificazione in contenitori inox termo-controllati) garantiscono ai prodotti finali un alto livello di qualità ed il rispetto dei parametri dei rispettivi disciplinari DOC di produzione.

Nell'insieme di tutti i soci della Cooperativa vengono condotti oltre 85 Ha di vigneti suddivisi in circa 40Ha coltivati esclusivamente ad Erbaluce di Caluso DOC ed ulteriori 45Ha coltivati ad uvaggi misti.

Questo consente di ottenere una produzione media annua di:



- 3000 - 3500 Hl Erbaluce di Caluso DOC



- 150 - 200 Hl Passito di Caluso DOC



- 100 - 150 Hl Caluso Spumante DOC



- 1000 Hl Canavese Rosso DOC





A presto, presidente!





http://www.canavese.it/cpec/index.htm
Tel.: 011 98 31 447


Fax: 011 98 95 840

Mail: cpec@canavese.it

mercoledì 3 novembre 2010

Che fine ha fatto Gesù Bambino?

Il “mistero” delle Festività 2010 verrà presto risolto a Città di Castello che si fa promotrice della campagna per il recupero del simbolo più sacro e delle altre tradizioni italiane del Natale. La riscossa è suonata e parte dall“XI Mostra Internazionale dell’Arte Presepiale”, organizzata, dal 4 dicembre al 10 gennaio p.v., dall’Associazione Amici del Presepe della località umbra. Che rivela alcuni indizi per ritrovare il “senso” della Natività.


“Riprendiamoci Gesù Bambino!”: è il motto spontaneo che parte da Città di Castello, in provincia di Perugia, per dilagare nel resto d’Italia. Facile a dirsi, ma alla prova dei fatti è più semplice imbattersi in un esercito di Babbi Natale che nel Divino neonato.

Dove è andato a finire il simbolo autentico delle Festività? L’abbiamo perso di vista quasi mezzo secolo fa quando anche da noi è arrivato il vecchio vestito di rosso e con la barba bianca, in apparenza originario dei Paesi del Nord Europa ma in realtà creato da una agenzia pubblicitaria statunitense, con i colori di una nota bibita gassata, per diventare l’emblema commerciale della ricorrenza…

Ma l’ora “X” è scoccata e c’è chi è già sulle tracce del “nostro” infante smarrito: l’Associazione Amici del Presepe di Città di Castello assicura che, prima del 25 dicembre, gli italiani, e il resto del mondo, potranno avere notizie certe su Gesù Bambino e, allo scopo, dà appuntamento alla “XI Mostra Internazionale dell’Arte Presepiale”, che, nella Cattedrale del paese perugino, dal 4 dicembre 2010 al 10 gennaio 2011, sarà il quartier generale della campagna per il “ritorno al Natale della nostra tradizione” (però con un quid moderno).

Per la magica atmosfera della Festa più bella dell’anno, bambinello e presepe possono benissimo convivere con Babbo Natale e l’abete agghindato, ma i primi due non dovrebbero essere dimenticati e sostituiti con i secondi, che non appartengono alla nostra storia. Per scongiurare l’abbandono totale della nostra tradizione, l’Associazione tifernate chiama a raccolta tutti gli uomini, e le donne, di buona volontà perché s’impegnino a far tornare Gesù Bambino e il presepe come rappresentanti del Natale all’italiana.

Per mettere tutti sulla buona strada, alla ricerca del mito perduto, ed essere fonte d’ispirazione, l’esposizione natalizia di Città di Castello, di 200 presepi di ogni origine e fattura, accoglie, nelle sale della Tipografia Grifani Donati, un revival che, meglio di tante altre immagini, richiama alla mente il clima natalizio più tipico: la mostra “Caro Gesù Bambino”, dedicata alle letterine di Natale che i piccoli degli anni ’50 e ’60 scrivevano al dispensatore di doni. Vergati con il pennino o con la penna bic, su fogli comuni o riccamente decorati, i pensierini infantili raccontano tutto della società d’antan, come spiega Gualtiero Angelini, presidente dell’Associazione Amici del Presepe: «Dalle grafie stentate oppure solenni emergono status symbol, aspirazioni e uno spaccato inedito dell’Italia dell’epoca. In questa riappropriazione, vorremmo coinvolgere tutti, a iniziare dai nostri concittadini, in modo da riuscire ad avere esemplari datati dagli anni ’30 ai ’70, che senza dubbio qualcuno ancora conserva, magari nel fondo di un baule. La mission della “memoria” si completa con le letterine dei primigini delle nostre scuole, scritte in stile contemporaneo, che verranno messe a confronto con quelle delle generazioni precedenti e parteciperanno al concorso per la missiva più bella e in carattere con il tema».

Per costituire un trait-d’union tra il passato, consacrato a Gesù Bambino, e l’oggi, mirato alla Sua ricerca, la “Mostra Internazionale dell’Arte Presepiale” ha scelto un logo e una nazione ospite molto significativi. «In un difficile ma affascinante equilibrismo tra dimensione attuale e universo antico e tra pensiero locale e apertura internazionale, abbiamo ritenuto idonei al nuovo orientamento della manifestazione la terracotta di Andrea Della Robbia “Adorazione dei pastori”, profondamente vicina al genius loci per materiali e soggetto, e l’Africa, di cui avremo in esposizione un’artistica collezione di presepi, messa a disposizione dall’omonimo Museo di Verona», riferisce Angelini.

Ma nell’intento di riportare l’attenzione di tutti sul protagonista del Natale mediterraneo, l’XI Rassegna di Città di Castello offre altre testimonianze di fede: ai 40 Presepi Napoletani, ormai un classico dell’evento, e ai 50 umbri, provenienti dalla collezione del rimpianto Silvio Bambini, tra i fondatori della Mostra, saranno in campo Natività di cartapesta, a grandezza naturale, presepi e diorami da tutte le città d’Italia, un percorso presepiale nelle chiese del centro storico, con cinque grandi opere, e il presepe riflesso e innevato, che, in 60 metri quadrati, usufruisce di un gioco di specchi ad effetto.

L’Associazione Amici del Presepe di Città di Castello ha già fatto alcuni proseliti, non solo nel suo territorio. In nome del comune obiettivo, in questi anni, il sodalizio ha stretto legami in vari Paesi con strutture analoghe e scuole dell’arte popolare, in particolare con quella partenopea, ritenuta tra le migliori; dichiara il presidente: «Anche quest’anno siamo stati molto attivi sul fronte della formazione, ospitando corsi e mostre d’autore riservati al presepe e ormai annoveriamo nostri validi artigiani che vengono invitati ad esporre i loro manufatti in importanti manifestazioni di genere. Per il futuro, abbiamo l’intenzione di dare l’opportunità di costruirsi da soli il proprio presepe a tutti gli appassionati della Terra. Però valorizzare e tramandare la cultura della rappresentazione della Natività non significa soltanto allargare lo sguardo su sensibilità e tecniche d’esecuzione, quanto gettare nuova luce sulla tradizione legata al Natale». In parole povere: bisogna a tutti i costi scovare Gesù Bambino… ma da dove cominciare? Gli indizi non mancano, basta saperli interpretare oppure attendere la prossima comunicazione, targata Città di Castello…

Rosanna Ercole Mellone



Per informazioni al pubblico:

Gualtiero Angelini c/o Comune di Città di Castello, p.za Gabriotti 1

tel. 075/8553926 cell. 338/3481467

angelini@cdcnet.net

www.presepicastello.org



Contatti per le “letterine di Natale”:

Gianni Ottaviani cell. 333/3232573

Sandro Pincardini cell. 392/4651904

martedì 2 novembre 2010

La Latteria Sociale Turnaria di Conegliano

La Latteria Soc. Ternaria di Conegliano, meglio conosciuta come Collalbrigo, è sorta nel 1934 in cima al piccolo e caratteristico paese di Collalbrigo. Poi è scesa in pianura, ai piedi della collina.


Dal 1948 esercita l’attività di trasformazione del Latte nella sede attuale in Via M.Giunti 18, che si trova ai piedi dei Colli di Conegliano, in provincia di Treviso, a pochi passi dal centro. Ha una produzione annua di circa 1.000.000 litri di latte che vengono tutti trasformati nel caseificio.

La Cooperativa prosegue la lavorazione del Latte con il metodo “tradizionale”, applicando i più moderni sistemi di controllo igienico sanitari che garantiscono il consumatore, offrendo prodotti tipici e di alta qualità.

Informazione è libertà di scegliere per meglio apprezzare in ogni momento la qualità del tipico formaggio Collalbrigo Latte Crudo.

Rintracciabilità vuole dire conoscere tutto il percorso produttivo dell’alimento che stiamo consumando, dalla materia prima al prodotto che hai acquistato. Dall’anno 2005 è stata resa obbligatoria, loro la propongono fin da prima, certi che conoscendo di più i formaggi, ne apprezzeremo la qualità e il valore alimentare.

La ricordo da sempre, dagli anni ’60, quando c’era il vecchio casaro, e noi scolaretti delle medie andavamo in visita, e io ero considerato persona conosciuta: i vasi del latte, i contadini che arrivavano con il latte appena munto, il profumo dei ritagli.

Ne hanno fatto di strada, ma rimane semre la latteria di Collalbrigo.



Latteria Sociale Turnaria di Conegliano

Collalbrigo di Conegliano (TV)

Via M. Giunti 18

Tel: 0438 60777 - Fax: 0438 60777

E-mail: info@latteriadiconegliano.it

http://www.latteriadiconegliano.it/

domenica 31 ottobre 2010

Non Solo Novello allla Tenuta Barbon

Si tiene nei giorni di sabato 6 e domenica 7 novembre presso la Tenuta Barbon a Venturali di Villorba , la consueta edizione di NON SOLO NOVELLO....., degustazione gratuita del Novello 2010 e dei Vini Tipici DOC.


La manifestazione, patrocinata dall'Associazione Borghi Europei del Gusto e dalla delegazione Terre del Piave della rete L'Italia del Gusto, si apre sabato 6 novembre alle ore 15,00 e prevede alle 20,00 una cena con degustazione guidata (per prenotazioni tel. 346- 010172 fax 0422 928898),.

Domenica 7 novembre non-stop dalle 10,00 del mattino alle 19,00.

Partecipano alla iniziativa la Bottega dei Sapori di Montebelluna, la Rosticceria Friggitoria l'Angolo di Bianca (Venturali di Villorba e Nervesa della Battaglia) e l'Apicoltura Renato Selvestrel di Campea di Miane (con il miele ottenuto con metodi biologici).

L'iniziativa è stata inserita tra le manifestazioni che anticipano il Festival Europeo del Gusto 2010 e conoscerà la partecipazione di comunicatori e giornalisti.



Tenuta Barbon

Via Venturali 5/2

31050 Villorba (TV)

Tel/Phone +39 0422.928375

Fax +39 0422.928898

e-mail: info@tenutabarbon.it

www.tenutabarbon.it/