giovedì 22 aprile 2010

La Bina Friulana al Supermarket Steni


E’mattina presto, e troviamo Roberta Castellan già al lavoro. L’andirivieni è già notevole, e, curiosando, notiamo il ben preparato e fornito banco, e poi la Bina Friulana.


La BINA Friulana è un pane di storica tradizione friulana che oggi riprende i lenti antichi metodi di panificazione d'un tempo, la farina, il lievito naturale ed i tempi di lievitazione sono i veri segreti di un gran pane.

Il lievito naturale è la pasta madre della tradizione, una Pasta Madre di oltre cinquant'anni tramandata di padre in figlio, la preparazione del lievito naturale per produrre la Bina Friulana richiede una lavorazione molto lunga una successione di impasti e lievitazioni per almeno 48 ore,la farina è delle farine più pregiate, ricca di sostanze nutritive e minerali tipiche delle farine di una volta, macinate “ a pietra”. Tutto questo sui tramuta in un pane davvero unico per gusto, fragranza e durata.

Il profumo intenso, il colore caldo, il rumore della crosta croccante e l'alveolatura della mollica, la forma rustica della BINA Friulana, sono frutto del connubio perfetto tra una farina dalle caratteristiche eccezionali e la forza del lievito naturale.

La BINA Friulana ha un sapore caratteristico, gradevolmente acidulo, che esalta il gusto di formaggi e salumi e “pulisce la bocca” come un buon vino e prepara il palato ad una nuova esperienza gustativa.

Come il buon pane antico BINA Friulana dura almeno quattro giorni e se ben conservata, si mantiene ancora sufficientemente morbida una settimana.

Una caratteristica importante per chi non ha tempo di acquistare il pane comune ogni giorno,e quando rafferma diventa ottima come crostino per zuppe o per bruschette.

Quello con la Pasta Madre è un metodo di lievitazione antichissimo, caratterizzato da una microflora batterica selezionata.

Va tenuta in vita e riprodotta con successivi rinfreschi e impasti periodici con farina e acqua, perché i micro-organismi che la compongono devono essere costantemente nutriti.

A differenza del lievito di birra, la lievitazione acida è molto più lenta e richiede una lavorazione più lunga e complessa. Numerose proprietà positive sono riconosciute alla lievitazione naturale:

Una maggiore digeribilità delle proteine; gli aminoacidi rilasciati sono molto più numerosi rispetto alla lievitazione con lievito di birra, colorazione della crosta più scura, aroma più intenso sapore e fragranza particolari (che dipendono soprattutto dalla presenza di acido lattico e acetico e dei ceppi di micro-organismi che compongono il lievito) e biodisponibilità maggiore dei minerali.

Grazie ai tempi di lavorazione più lunghi, gli enzimi che partecipano al processo di lievitazione lo rendono più sano e digeribile.



SUPERMARKET STENI DI CASTELLAN ROBERTA

LARGO PIAVE 9

33098 VALVASONE - PN

tel: 0434 89209

mercoledì 21 aprile 2010

L’azienda agricola Salvador Pietro, specializzata in rotolo di coniglio


La carne di coniglio è un grosso business per l’Italia, in quanto il nostro paese è il primo produttore, oltre che il primo consumatore, di questi animali. Tutto ciò nonostante il coniglio sia una carne superata, nei consumi italiani, da quelle bovine, avicole e suine. E nonostante l’andamento altalenante dei consumi.


Negli anni Settanta, con un grosso aumento degli studi e delle ricerche, la coniglicoltura è divenuta un’attività zootecnica razionale e intensiva.

La vendita del prodotto è rimasta tuttavia per lungo tempo legata a forme tradizionali, come la distribuzione della carcassa intera, con testa e zampetti. Anche se la carcassa intera, o la mezza carcassa, è ancora oggi la tipologia in commercio più diffusa, soprattutto nelle macellerie tradizionali, nella grande distribuzione è possibile trovare tagli e porzioni particolari, nel tentativo di venire incontro ai nuclei familiari di piccole dimensioni.

Il controllo della qualità del prodotto finale è il fiore all’occhiello della produzione italiana, in piena sintonia con la maggiore sensibilità degli acquirenti sulla propria salute e di riflesso sulla bontà dei cibi che vengono mangiati.

La carne di coniglio presenta un contenuto di colesterolo inferiore rispetto alla carne di altre specie (inferiore a 50 mg/100 g di carne), al contrario ha una buona concentrazione di fosforo, potassio e magnesio, mentre calcio, ferro e sodio sono presenti in quantità limitate. La carne di coniglio presenta, dal punto di vista nutrizionale, qualità indiscutibili rispetto alle altre carni, in quanto è caratterizzata da una percentuale di lipidi relativamente ridotta, da un basso valore energetico e da una densità nutrizionale in proteine molto elevata. Quest’ultimo aspetto attesta l’eccezionale valore dietetico della carne di coniglio, dal momento che una quota cospicua dell’energia totale apportata deriva dalle proteine a discapito dei lipidi.

A Valvasone abbiamo incontrato Francesco Salvador, che ci ha raccontato un po’ della sua azienda. Ci sono anche il padre e la madre (record: quest’ultima disossa un coniglio in otto minuti).Hanno convertito la loro azienda a questo tipo di allevamento, e per sovvenire alle difficoltà di distribuzione, hanno aperto uno spaccio, in via Trento. Allevano fino a 18 mila animali, e quello che viene venduto allo spaccio e nel mercato agricolo di Pordenone viene alimentato per gli ultimi 40 giorni con una miscela di mais, carrube, erba medica e crusca compresse, e acqua.

Sono macellati quando raggiungono i 3, 3,5 kg, ed inizia la lavorazione: coniglio intero, a pezzi, hamburger, salsicce, fettine, e il rotolo. Quest’ultimo viene farcito in quindici modi diversi, a seconda della stagione. E poi coniglio in porchetta.

Hanno molto successo gli hamburger e il rotolo: c’è chi a Pordenone li consuma in quantità industriale, fidando sulla qualità e sulla salubrità delle carne.



Azienda agricola Salvador Pietro

Via Trento 1°

33098 Valvasone Pn

Tel. 0434 89797

e-mail: checku86@gmail.com

martedì 20 aprile 2010

Il Traminer di Borgo delle Oche


Ci troviamo a Valvasone, piccole centro in provincia di Pordenone, e precisamente presso l’azienda Borgo delle Oche. Quest’azienda è particolarmente nota per il suo Traminer: non che gli altri vini non siano buoni, ma ci ha incuriosito il fatto che un vino, così poco friulano, sia un po’la punta di diamante. Ne parliamo con il titolare, che ci spiega questo vino. Qui, sulle rive del Tagliamento, esce un vino molto aromatico e complesso, di una bella sostanza.


Ai profumi corrispondono i sapori (cioè non cade in bocca, il che indica che viene prodotto in vigneto), con un’ampia gamma di frutti. Agrumi, mandarino principalmente, frutti maturi tropicali come ananas e frutto della passione, molto dolci.

La produzione si aggira sui 75 80 quintali, tenuta bassa volontariamente. I vini aromatici denotano il territorio dal quale provengono: in Alto Adige, in Stiria i Traminer sono diversi, perché questi sono terreni alluvionali calcarei. In Alto Adige o in Stiria invece sono acidi e vulcanici. Nel nostro caso si sente la sapidità data dal terreno.

La vinificazione viene effettuata con una leggera macerazione delle uve, qualche ora in pressa. La fermentazione avviene in acciaio a temperatura controllata, molto bassa, sui 15°, e poi c’è una permanenza sui lieviti fino all’imbottigliamento.

Ecco spiegato il Traminer di Borgo delle Oche, un vino che qui è eccezionale, coltivato e prodotto con cura e amore,



BORGO DELLE OCHE di Menini Luisa

Borgo Alpi, 5 33098-VALVASONE-PN

cell. 333-2176936 cell. 339-5225759

tel. 0434-840640 0434-938020 fax 0434-899211



E-mail: info@borgodelleoche.it

www.borgodelleoche.it

lunedì 19 aprile 2010

In giro per Valvasone con il Sindaco


Sabato pomeriggio abbiamo fatto un giro per Valvasone accompagnati dal sindaco, MarKus Maurmair. E’ stato un cicerone magnifico, preparatissimo e appassionato della storia del paese. Mi sono rimasti impressi i due magnifici organi, uno in duomo e uno in una chiesetta, che dimostrano la grande cultura che ha sempre permeato questo paese. “Il medioevo è il periodo che più di altri ha caratterizzato la storia di Valvasone. A quell'epoca risalgono infatti il castello, l'impianto urbanistico, le chiese, ma anche il nome stesso del paese dall'antico tedesco: WAL " altura, rialzo" e WASO "prato", quindi "prato con alture" al pari di quello e di altre località già facenti parte del territorio amministrativo del castello: per esempio Rupa, dallo sloveno RUPA "buca, fossa" o Postoncieco, dallo sloveno PUSTINCA, diminutivo di PUSTINA "terra incolta" (Pier Carlo Bigotti)”.


Le origini di Valvasone vanno cercate nell'età romana, al limite settentrionale della centurazione dell'agro di Concordia, lungo la strada che attraversava i guadi del Meduna e del Tagliamento e che si congiungeva con una via che portava al Noricum (Austria). Pure remoto è il primo impianto del castello, del quale si ha testimonianza per la prima volta nel 1206, ma di cui alcune caratteristiche rimandano a strutture difensive e di avvistamento della tarda antichità. Questo dimostra la ricchezza del paese, posto a controllo del guado.

Nel XII-XIII secolo questo castello era abitato da una nobile famiglia di feudatari, imparentata con gli Sbroiavacca, che amministrava per conto dei patriarchi di Aquileia un vasto territorio posto sulle due rive del Tagliamento, grossomodo corrispondente a quello oggi compreso entro i confini dei comuni di Valvasone, Arzene, San Martino al Tagliamento e Sedegliano.

Un'area che dal punto di vista ecclesiastico, costituiva allora la parte meridionale della pieve di Cosa (San Giorgio della Richinvelda), da cui venne staccata dal vescovo di Concordia, nel 1355, la parrocchia di Valvasone, comprendente le cappelle di San Martino e di Arzene: decisione questa giustificata evidentemente dall'importanza assunta dal luogo e dalla famiglia che ne deteneva la giurisdizione.

Anzi, proprio in virtù di tale potenza, ai signori di Valvasone fu concesso il privilegio, conservatosi tale sino ai giorni nostri, di scegliere il parroco per la chiesa del luogo (giuspatronato).

In seguito alle guerre feudali della seconda metà del Duecento era subentrato un nuovo casato, imparentato questa volta con gli Spilimbergo, e denominato Valvason-Cucagna, che ha tenuto successivamente per lunghi secoli il castello. Intanto il luogo era cresciuto d'abitanti e d'importanza, con il sorgere, al di fuori delle mura, di borghi in cui si concentrava la popolazione che lavorava la terra e che svolgeva attività artigianali. Analogamente a quanto accadeva in altre parti del Friuli, i rapporti della comunità con i signori castellani furono regolati da appositi Statuti datati al 1369.

Quando, nel 1419-1420, la regione fu conquistata da Venezia, la dinastia dei Valvasone rimase al suo posto, anche se perse buona parte dei poteri di un tempo. Continuava tuttavia a detenere il possesso della terra, il controllo sociale, l'amministrazione della giustizia, la facoltà di intervenire nelle vicende ecclesiastiche in virtù del diritto giuspatronale.

Durante i secoli XVI-XVIII, nel castello, nel borgo, nelle adiacenti campagne la vita si svolgeva entro le antiche consuetudini medievali, non senza momenti di ribellione quali furono, ad esempio, quelli della rivolta contadina del 1511 oppure di tensione costituiti, ancora ad esempio, dai molteplici tentativi d'arginare l'impeto delle acque del Meduna e soprattutto del Tagliamento che tante difficoltà creavano alle coltivazioni, all'abitabilità, alla viabilità.

A questo piccolo mondo antico, aggruppato attorno ai Valvasone, posero termine, con la caduta della Repubblica di S. Marco, le armate napoleoniche che proprio qui nel 1797 lasciarono ricordo del loro primo passaggio nella vittoriosa battaglia del Tagliamento e di Valvasone contro le truppe austriache. La giurisdizione feudale fu abolita ed il luogo elevato a capitale di un distretto amministrativo, il Cantone di Valvasone, che però non ebbe continuità nel corso dell'Ottocento.

Per gli anni e i decenni successivi, la storia di Valvasone è quella del Friuli e, dal 1866, quella d'Italia (Pier Carlo Begotti).

Il centro è raccolto, piccolo rispetto a nostri parametri: se non ci fossero alcune automobili l’atmosfera ricorda quella di Venezia. La roggia, e la ruota del mulino, danno un che di tranquillo, di riposante.

La Pro loco organizza visite guidate al paese (tel. 0434 898898 e-mail: valvasone.ufftur@virgilio.it).

domenica 18 aprile 2010

Le Terre della Storia a Valvasone, alla cantina Borgo delle Oche


Le iniziative d'informazione della rassegna 'Grandi Storie di Piccoli Borghi', hanno toccato Valvasone (prov. di Pordenone), grazie a Luisa e Nicola, numi tutelari dell'azienda agricola Borgo delle Oche di Borgo Alpi.


L'Azione Terre della Storia (lo speciale circuito dell'Associazione Internazionale Azione Borghi Europei del Gusto e dell'Associazione L'Altratavola), ha tenuto il proprio incontro nella cantina di Valvasone, al fine di verificare la possibilità di realizzare qui, a fine ottobre, l'incontro dei borghi europei del gusto del circuito.

Gli interventi del sindaco Markus Maurmair e del Presidente della Banca di Credito Cooperativo di San Giorgio e Meduno, hanno fornito ai visitatori (giornalisti e comunicatori), un quadro esauriente della comunità locale.

Poi la parola è passata alla cucina, che ha sapientemente valorizzato le eccellenze del territorio.

I salumi di tradizione del salumificio Uanetto; le crespelle all'asparago verde del ristorante '900 di Casarsa della Delizia; il rotolo di coniglio dell'Azienda Pietro Salvador (produzione e lavorazione di carni di coniglio); i formaggi della Latteria di Savorgnano (creazioni del casaro da latte di Pezzata Rossa Friulana); il pane e i dolci del Panificio Cocetta (l'antica arte di fare il pane) e una selezione di vini della Cantina Borgo delle Oche (rosato, sauvignon, refosco, passito di traminer....), hanno deliziato anche i palati più esigenti.

Nel corso dell'incontro il Circolo Giovanile Gorgo ha presentato l'edizione 2010 di Asparagorgo, la Sagra degli Asparagi che si tiene nei giorni 24 25 e 30 aprile e 1 2 7 8 9 maggio a Gorgo di Latisana (Ud).Gli ospiti potranno assaggiare le specialità a base di asparagi e divertirsi con le orchestre e la musica da ballo. È una manifestazione riconosciuta a livello regionale ed è inserita nel circuito "Bianco & Bianchi – Asparago bianco e grandi vini bianchi in Friuli Venezia Giulia".

Nel pomeriggio Borgo delle Oche ha aperto una degustazione non stop, che ha conosciuto la partecipazione di un pubblico entusiasta, composto soprattutto da giovani.