Eravamo a Crassizza, in occasione di Oleum Olivarum, e Dario Penco mi dice “Assaggia questa Malvasia. E’ la migliore in Istria.” Se non è la migliore in assoluto, è certamente fra le migliori.
Il produttore è Agrolaguna, una società la cui attività si svolge in una unità con più produzioni: vino, olio, bestiame, panificio, e un caseificio. Tutti i suoi prodotti marchi estremamente ben noti marchi in regione.
Agrolaguna ha più di 300 ettari di piantagioni complessive tra le varietà di uve da vino rosso e bianco, in cui produce vini istriani come la Malvasia, Terrano, Moscato, Gamay e altri.
Oltre ai vigneti, sul mercato è ben noto l’olio di qualità d'oliva, che proviene da loro alberi di olivo, che copre una superficie di circa 250 ettari.
Agrolaguna produce anche ottimo latte intero di vacca grassa e formaggio di pecora, benvoluto e riconosciuto sul mercato.
La proprietà si estende dal mare alle zone che si trovano sui 270 m sopra il livello del mare. Del totale di 2.500 ettari di vigneti di Parenzo, i vigneti Agrolaguna coprono 300 ettari. Bisogna menzionare che l'area si trova in lieve pendenza, su colline soleggiate con i tipi di terreno buono, che sono rossi principalmente nella parte costiera, mentre nella parte centrale della penisola, prevale il colore bianco del suolo.
Questo vino, conosciuto fin dai tempi antichi, è l'orgoglio della regione vinicola di Porec. O Parenzo che dir si voglia. Solo questo tipo di uve di qualità danno i loro frutti qui, ed è impossibile separare dalla eccellente Malvasia la regione di Parenzo. Bisogna sentire il profumo, il gusto e la varietà e la ricchezza della sua armonia.
La Malvasia è commercializzata col marchio Festigia.
Agrolaguna dd Porec
Mate Vlašića 34
52440 Porec, -Parenzo Croazia
Tel: +385 / 52 453-179
+385 / 52 432-111
Fax: +385 / 52 451-610
E-mail: agrolaguna@agrolaguna.hr
http://www.agrolaguna.hr/
sabato 20 marzo 2010
giovedì 18 marzo 2010
Montegaldella, il paese del saluto
Ai confini con il territorio della Provincia di Padova, in una zona pianeggiante solcata dal fiume Bacchiglione, si estende il comune di Montegaldella. Le sue vicende appaiono spesso legate alla storia dell'attigua Montegalda. Pressoché identico è anche il significato del toponimo derivato da warda e indicante l'esistenza di un presidio militare longobardo. La delicata posizione strategica in cui si trovava, ha fatto del castello di Montegaldella uno dei capisaldi per la difesa del territorio vicentino dalle frequenti incursioni dei padovani.
Villa Conti, Lampertico, Campagnolo, detta "La Deliziosa"Nell'area già occupata dal castello, attualmente si può ammirare il grande complesso di Villa Conti, Lampertico, Campagnolo, detta "La Deliziosa", costruita nel XVII secolo e ampliata da Luigi Dalla Vecchia nell'Ottocento. Già villa Conti, nel 1868 alcuni lavori di riadattamento trasfigurarono, purtroppo, il grazioso prospetto della villa, che risale al 1622 e aveva subìto dei rimaneggiamenti nel '700. Di originale resta la bella loggia corinzia. L'attico è ottocentesco, però le statue appartengono al primitivo edificio. Il parco è delimitato da un ampio muro di cinta, dalle barchesse e dalle adiacenze. Assai suggestivo, ha cancelli di ferro battuto considerati tra i più belli del Veneto. Nel giardino si trovano numerose statue delle maschere del teatro italiano attribuite al Marinali o alla sua bottega. Dietro il palazzo si trova la "Ruota", un colossale gruppo scultoreo del Marinali che simboleggia le quattro parti del mondo. La cappella, che sorge al di fuori della recinzione del parco, è del 1741. Conserva una pala di Giambettino Cignaroli (1706-1770) e statue di santi del Marinali (1643-1720).
Montegaldella ha una particolarità che la contraddistingue: portando avanti un'idea molto semplice, quanto "socialmente utile": affermare il saluto come segno di civiltà.
Montegaldella si fregia di avere il primo monumento al "Ciao" del mondo. Si tratta di un monumentale bassorilievo in pietra, opera del maestro scalpellino Guido De Tomasi di Vicenza, che ha immortalato l’effige di Albano Cozza, un ottuagenario di Montegalda, reso celebre per aver prestato la sua faccia bonaria alla campagna di sensibilizzazione 'Salva il Saluto' 2003. il saluto moderno nasce proprio da quelle parti e ha una radice antica: quella veneziana dello “s-cia tuo” ossia "schiavo tuo", che dimostra come salutarsi non sia solo pura formalità, quanto una forma di apertura al prossimo inteso anche come l’inquilino della porta accanto. E sappiamo bene come il valore civile e culturale del salutarsi non solo si stia perdendo, ma nelle grandi città sia diventato addirittura un gesto estraneo.
Villa Conti, Lampertico, Campagnolo, detta "La Deliziosa"Nell'area già occupata dal castello, attualmente si può ammirare il grande complesso di Villa Conti, Lampertico, Campagnolo, detta "La Deliziosa", costruita nel XVII secolo e ampliata da Luigi Dalla Vecchia nell'Ottocento. Già villa Conti, nel 1868 alcuni lavori di riadattamento trasfigurarono, purtroppo, il grazioso prospetto della villa, che risale al 1622 e aveva subìto dei rimaneggiamenti nel '700. Di originale resta la bella loggia corinzia. L'attico è ottocentesco, però le statue appartengono al primitivo edificio. Il parco è delimitato da un ampio muro di cinta, dalle barchesse e dalle adiacenze. Assai suggestivo, ha cancelli di ferro battuto considerati tra i più belli del Veneto. Nel giardino si trovano numerose statue delle maschere del teatro italiano attribuite al Marinali o alla sua bottega. Dietro il palazzo si trova la "Ruota", un colossale gruppo scultoreo del Marinali che simboleggia le quattro parti del mondo. La cappella, che sorge al di fuori della recinzione del parco, è del 1741. Conserva una pala di Giambettino Cignaroli (1706-1770) e statue di santi del Marinali (1643-1720).
Montegaldella ha una particolarità che la contraddistingue: portando avanti un'idea molto semplice, quanto "socialmente utile": affermare il saluto come segno di civiltà.
Montegaldella si fregia di avere il primo monumento al "Ciao" del mondo. Si tratta di un monumentale bassorilievo in pietra, opera del maestro scalpellino Guido De Tomasi di Vicenza, che ha immortalato l’effige di Albano Cozza, un ottuagenario di Montegalda, reso celebre per aver prestato la sua faccia bonaria alla campagna di sensibilizzazione 'Salva il Saluto' 2003. il saluto moderno nasce proprio da quelle parti e ha una radice antica: quella veneziana dello “s-cia tuo” ossia "schiavo tuo", che dimostra come salutarsi non sia solo pura formalità, quanto una forma di apertura al prossimo inteso anche come l’inquilino della porta accanto. E sappiamo bene come il valore civile e culturale del salutarsi non solo si stia perdendo, ma nelle grandi città sia diventato addirittura un gesto estraneo.
Etichette:
civiltà,
mauroriotto,
Montegaldella,
paese,
saluto,
veneto,
vicemza
mercoledì 17 marzo 2010
La storia del Zocco e della Fiera
La prima data emersa dalle vecchie mura segna l'anno 1033, poi, successivamente, compare nelle antiche carte topografiche custodite nell'archivio della biblioteca Bertoliana di Vicenza come antica locanda con data 1252. Dopo l'apparizione della Madonna sopra un "zocco de legno", nel 1267 parte l'annuale ricordo di fede che da inizio all'antica fiera del zocco.
Infatti la manifestazione, che ora è tra le più importanti del Veneto, nasce nel piazzale del ristorante e il gastaldo, che ora chiamiamo gestore del locale, era il beneficiario delle tasse a carico delle bancarelle di varia mercanzia che venivano a vendere in occasione della ricorrenza "del primo luni dopo l'oto settembre". Nel 1555 gli allora proprietari dell'immobile, la famiglia Da Roma di Vicenza, vendono la locanda a causa di uno scelleratissimo figlio di nome Galeazzo che depauperò la loro fortuna (c'è una lapide che ognuno di noi può ancor oggi vedere in corso Palladio a Vicenza, sotto i portici vicino al cinema Odeon che ricorda questo).
Si deve poi sapere che a Vicenza c'era la fiera dei oto e i vicentini erano molto gelosi della loro tradizionale sagra, quindi volevano acquistare il locale per sopprimere la fiera del zocco. Al tempo della Repubblica di Venezia, gli atti notarili venivano fatti solo a Venezia, e per pochi giorni l'acquisto saltò in quanto un altro acquirente si aggiudicò la locanda.
Il nuovo proprietario Girolamo Priuli, camerlengo (notaio) della Repubblica, fiutò l'affare e la comprò lasciando a bocca amara i vicentini. Quattro anni dopo, nel 1559, Girolamo Priuli divenne Doge di Venezia e fu un Doge molto importante per la Repubblica di Venezia. Fu lui a sancire con un atto notarile la validità legale della fiera del zocco. La proprietà rimase in possesso della famiglia Priuli per 300 anni, fino al 1850, poi passò di mano ad altre famiglie importanti: Teso, Cecchinato, Giacomin, Reschiglian.
Il Doge Girolamo Priuli commissionò molte costruzioni ad Andrea Palladio, tra cui la chiesa di San Giorgio a Venezia, e nel cortile di Palazzo Ducale a Venezia fece erigere le due statue di colossi della scalinata, tuttora visibili.
Per la sua fedeltà al Pontefice, e non al concilio di Trento , il 10 giugno 1564 Pio IV donò il palazzo San Marco di Roma al Doge Girolamo Priuli, dopo avergli mandato personalmente una palma benedetta a forma di rosa, che il Priuli aveva provveduto a donare all'immagine della Madonna del Zocco. Il Doge Priuli poi lo farà chiamare Palazzo Venezia. La tradizione di regalare una rosa il 10 giugno di ogni anno da parte del gestore del ristorante a tutti gli avventori, resiste nel tempo.
In occasioni speciali vengono esposte alcune monete coniate sotto i Dogi Priuli. Il pezzo più importante è uno zecchino d'oro del Doge Girolamo Priuli.
Il 26 settembre 1786, dopo la visita fatta a Vicenza, Johann Wolfgang Goethe sosta al Zocco a causa di una ruota della carrozza andata in pezzi proprio davanti alla locanda. All'interno del ristorante Al Zocco è conservata una targa in pietra in ricordo della sua sosta durante il " viaggio in Italia".
Nel 1797 dopo aver fatto cadere la Repubblica di Venezia, saccheggiato e derubato anche la città di Padova, Napoleone fa tappa di ritorno a Grisignano di Zocco. Le truppe francesi si accamparono per la notte nella Barchessa del Zocco. A Padova i militari francesi avevano derubato anche la basilica di San Antonio di preziose tele e oggetti, ma più di tutto le reliquie del Santo. Nottetempo, però, i frati minori del Santo si ingegnarono a recuperare almeno le reliquie facendo un'avventurosa missione, riportando felicemente a casa il Santo nella sua città, Padova.
Nel 1917 Ernest Hemingway sostò per alcuni giorni presso la locanda al zocco e ricordò questo fatto nei suoi scritti di guerra nel giornale americano toronto star. (da Ristorante Al Zocco)
Infatti la manifestazione, che ora è tra le più importanti del Veneto, nasce nel piazzale del ristorante e il gastaldo, che ora chiamiamo gestore del locale, era il beneficiario delle tasse a carico delle bancarelle di varia mercanzia che venivano a vendere in occasione della ricorrenza "del primo luni dopo l'oto settembre". Nel 1555 gli allora proprietari dell'immobile, la famiglia Da Roma di Vicenza, vendono la locanda a causa di uno scelleratissimo figlio di nome Galeazzo che depauperò la loro fortuna (c'è una lapide che ognuno di noi può ancor oggi vedere in corso Palladio a Vicenza, sotto i portici vicino al cinema Odeon che ricorda questo).
Si deve poi sapere che a Vicenza c'era la fiera dei oto e i vicentini erano molto gelosi della loro tradizionale sagra, quindi volevano acquistare il locale per sopprimere la fiera del zocco. Al tempo della Repubblica di Venezia, gli atti notarili venivano fatti solo a Venezia, e per pochi giorni l'acquisto saltò in quanto un altro acquirente si aggiudicò la locanda.
Il nuovo proprietario Girolamo Priuli, camerlengo (notaio) della Repubblica, fiutò l'affare e la comprò lasciando a bocca amara i vicentini. Quattro anni dopo, nel 1559, Girolamo Priuli divenne Doge di Venezia e fu un Doge molto importante per la Repubblica di Venezia. Fu lui a sancire con un atto notarile la validità legale della fiera del zocco. La proprietà rimase in possesso della famiglia Priuli per 300 anni, fino al 1850, poi passò di mano ad altre famiglie importanti: Teso, Cecchinato, Giacomin, Reschiglian.
Il Doge Girolamo Priuli commissionò molte costruzioni ad Andrea Palladio, tra cui la chiesa di San Giorgio a Venezia, e nel cortile di Palazzo Ducale a Venezia fece erigere le due statue di colossi della scalinata, tuttora visibili.
Per la sua fedeltà al Pontefice, e non al concilio di Trento , il 10 giugno 1564 Pio IV donò il palazzo San Marco di Roma al Doge Girolamo Priuli, dopo avergli mandato personalmente una palma benedetta a forma di rosa, che il Priuli aveva provveduto a donare all'immagine della Madonna del Zocco. Il Doge Priuli poi lo farà chiamare Palazzo Venezia. La tradizione di regalare una rosa il 10 giugno di ogni anno da parte del gestore del ristorante a tutti gli avventori, resiste nel tempo.
In occasioni speciali vengono esposte alcune monete coniate sotto i Dogi Priuli. Il pezzo più importante è uno zecchino d'oro del Doge Girolamo Priuli.
Il 26 settembre 1786, dopo la visita fatta a Vicenza, Johann Wolfgang Goethe sosta al Zocco a causa di una ruota della carrozza andata in pezzi proprio davanti alla locanda. All'interno del ristorante Al Zocco è conservata una targa in pietra in ricordo della sua sosta durante il " viaggio in Italia".
Nel 1797 dopo aver fatto cadere la Repubblica di Venezia, saccheggiato e derubato anche la città di Padova, Napoleone fa tappa di ritorno a Grisignano di Zocco. Le truppe francesi si accamparono per la notte nella Barchessa del Zocco. A Padova i militari francesi avevano derubato anche la basilica di San Antonio di preziose tele e oggetti, ma più di tutto le reliquie del Santo. Nottetempo, però, i frati minori del Santo si ingegnarono a recuperare almeno le reliquie facendo un'avventurosa missione, riportando felicemente a casa il Santo nella sua città, Padova.
Nel 1917 Ernest Hemingway sostò per alcuni giorni presso la locanda al zocco e ricordò questo fatto nei suoi scritti di guerra nel giornale americano toronto star. (da Ristorante Al Zocco)
Etichette:
fiera,
grisignano,
mauroriotto,
soco,
venezia,
vicenza,
Zocco
martedì 16 marzo 2010
Al Zocco, il ristorante dove nacque il Festivalbar
Varie personalità della politica della cultura e dello spettacolo hanno fatto tappa per gustare la poenta e baccalà e i bigoi. Tra i molti citiamo Vittorio Salvetti, vero appassionato del locale dove intuì il Festivalbar proprio dal juke-box del zocco (negli anni 60 arrivavano qui decine di pullman di giovani per sentire le canzoni), Dario Fo, Charles Aznavour, Mariano Rumor, Gianni Agnelli, Raffaella Carrà.
Il Ristorante Al Zocco è da sempre punto di riferimento per gli studenti dell'Università di Padova, scelto per festeggiare il coronamento del proprio percorso di studi. Nel periodo di chiusura per restauro del famosissimo Caffè Pedrocchi di Padova, le tradizionali cene delle matricole vennero spostate proprio nei locali del Ristorante Al Zocco.
Ogni dettaglio è intrigante così come sono originali ed intriganti le scelte dei menu, sapientemente combinati per esaltare sensazioni e gusti dal "laboratorio cucina", in cui si sperimentano e affinano in continuazione nuovi sapori e nuovi accostamenti.
Un'attenzione particolare viene riservata alle materie prime alimentari e ai processi di conservazione e lavorazione che rispettano alti standard di HACCP. Qui, come si è capito, si trova soprattutto la cucina regionale ad altissimo livello.
Ristorante AL ZOCCO
Via Largo Galilei, 2
36040 Grisignano di Zocco (VI)
Tel. 0444/414322 - Fax 0444/414322
E-mail: info@alzocco.it
www.alzocco.it
Il Ristorante Al Zocco è da sempre punto di riferimento per gli studenti dell'Università di Padova, scelto per festeggiare il coronamento del proprio percorso di studi. Nel periodo di chiusura per restauro del famosissimo Caffè Pedrocchi di Padova, le tradizionali cene delle matricole vennero spostate proprio nei locali del Ristorante Al Zocco.
Ogni dettaglio è intrigante così come sono originali ed intriganti le scelte dei menu, sapientemente combinati per esaltare sensazioni e gusti dal "laboratorio cucina", in cui si sperimentano e affinano in continuazione nuovi sapori e nuovi accostamenti.
Un'attenzione particolare viene riservata alle materie prime alimentari e ai processi di conservazione e lavorazione che rispettano alti standard di HACCP. Qui, come si è capito, si trova soprattutto la cucina regionale ad altissimo livello.
Ristorante AL ZOCCO
Via Largo Galilei, 2
36040 Grisignano di Zocco (VI)
Tel. 0444/414322 - Fax 0444/414322
E-mail: info@alzocco.it
www.alzocco.it
L'Hotel Venice a Grisignano di Zocco
E’dura non vederlo: l'Hotel Venice è situato appena fuori dall'uscita Grisignano di Zocco dell'autostrada A4 Milano-Venezia, a 10 km da Vicenza e 20 da Padova. Se proprio si è distratti si rischia di infilarsi dentro.
L'Albergo dispone di un ampio parcheggio recintato e non custodito. A disposizione degli ospiti 46 camere, con condizionamento controllabile da ciascuna camera, telefono diretto, wi-fi internet gratuito in camera e nelle aree comuni, tv color grande schermo lcd, cassaforte, alcune con vasche idromassaggio. Inoltre, alcune camere sono state predisposte per l'accesso facilitato a persone diversamente abili.
Ogni mattina agli ospiti viene offerta una ricca colazione a buffet per cominciare positivamente la giornata. Una sala riunioni, completamente attrezzata, può ospitare fino a 90 persone. A due passi dall'albergo il Ristorante Al Zocco offre un'ampia scelta di piatti tradizionali.
HOTEL VENICE
Via Beggiato, 54
36040 - Grisignano di Zocco (VI)
Tel. +39.0444.415.222
Fax. +39.0444.415.133
http://www.hvenice.it
L'Albergo dispone di un ampio parcheggio recintato e non custodito. A disposizione degli ospiti 46 camere, con condizionamento controllabile da ciascuna camera, telefono diretto, wi-fi internet gratuito in camera e nelle aree comuni, tv color grande schermo lcd, cassaforte, alcune con vasche idromassaggio. Inoltre, alcune camere sono state predisposte per l'accesso facilitato a persone diversamente abili.
Ogni mattina agli ospiti viene offerta una ricca colazione a buffet per cominciare positivamente la giornata. Una sala riunioni, completamente attrezzata, può ospitare fino a 90 persone. A due passi dall'albergo il Ristorante Al Zocco offre un'ampia scelta di piatti tradizionali.
HOTEL VENICE
Via Beggiato, 54
36040 - Grisignano di Zocco (VI)
Tel. +39.0444.415.222
Fax. +39.0444.415.133
http://www.hvenice.it
Etichette:
albergo,
grisignano,
mauroriotto,
venice,
vicenza
lunedì 15 marzo 2010
Il riso nel Veneto: Grumolo delle Abbadesse
Del riso nel Veneto si fa grande uso e questo è un fatto che fa pensare considerando che, eccettuato il delta del Po e il veronese i più grandi produttori di riso si trovano in Lomellina ed a Vercelli. Noi però produciamo riso di altissima qualità, oltre che nel Rodigino, soprattutto nella zona di Isola della Scala, nel Veronese: qui troviamo gran parte dei 3350 ettari di risaia della regione. Sono coltivati soprattutto a Vialone Nano, una varietà che ha ottenuto recentemente l'Indicazione geografica protetta. Di questo cereale noi abbiamo un concetto diverso dai vicini lombardi: non lo mangiamo mai liscio, ma sempre cotto e servito con molti ingredienti, come carni di tutti i tipi, perfino di montone, salsicce, fegatini di pollo, trippa, fagioli e uva passa, piselli, oltre naturalmente a pesci e frutti di mare.
Una zona particolare è quella di Grumolo delle Abbadesse. Il nome del comune fa riferimento al poggio, grumulus, sul quale nell’antichità sorgeva un castello; le badesse sono invece le principali artefici della fortuna del paese. È infatti alle monache del monastero benedettino di San Pietro a Vicenza che pochi anni dopo il Mille il vescovo Liudigerio I dà in feudo le terre di Grumolo confidando nella tradizionale operosità dell’ordine.
Così in due secoli le selve paludose che si stendono oltre il Tesina cambiano aspetto: eliminate le boscaglie e aperti canali di bonifica, sono resi produttivi ben 900 campi vicentini, vale a dire 350 ettari. Nel Cinquecento, 200 campi sono destinati alla coltura del riso, cereale introdotto dagli Arabi in Sicilia nel IX secolo ma affermatosi soprattutto nelle terre della pianura padana bonificate dai Benedettini.
A Grumolo, l’opera principale è il canale detto per l’appunto della Moneghina, che attraversa il centro abitato con il duplice scopo di portare le acque del Tesina alle risaie e consentire il trasporto del raccolto su chiatte trainate da cavalli verso i magazzini della corte benedettina in paese. Poi le acque si frazionano in rogge e canalette a disegnare il paesaggio caratteristico della risaia. Nei secoli alle religiose sono subentrate le famiglie nobili e a ciò si deve l’unicità di un paesaggio che abbina le geometrie delle risaie alle architetture delle ville nel gioco di riflessi della tarda primavera, quando la campagna è allagata, e poi in una cornice lussureggiante, verde smeraldo, quando tutt’intorno, a estate avanzata, la natura è stanca e polverosa.
Unico è anche il quadro gastronomico, con abbinamenti per ogni stagione su tavole nobili e contadine: come risi e bisi, (piselli) che il doge richiedeva nel giorno di San Marco, 25 aprile, patrono della Serenissima; oppure il risoto coi bruscandoli, i germogli di luppolo selvatico, apprezzato in tutto il nordest, che si colgono lungo le siepi; più avanti è il momento di tinche e anguille, in autunno, la delizia delle quaglie; più avanti ancora è la volta di fagioli, patate, verze, zucca.
A Grumolo si produce, secondo la tradizione veneta, soprattutto il Vialone Nano, selezionato nel 1937 da varietà locali: è un riso semifino, dai chicchi piuttosto piccoli e tondeggianti, molto ricchi di amilosio (23,8%), ben compatti a cottura e con una grande capacità di crescita, per questo ideale tanto per i risotti che per le insalate. In anni recenti è cresciuta la produzione di riso Carnaroli, varietà superfina tra le preferite dalla grande cucina per l’insieme delle sue doti, dall’eleganza del chicco allungato all’elevata percentuale di amilosio (24%), anch’esso ideale per risotti che debbono apparire ben sgranati. A Grumolo la stagione del riso comincia con il 25 di aprile, data di riferimento per la semina, che viene effettuata a seconda delle tecniche adottate, in asciutta o con il terreno allagato.
Una zona particolare è quella di Grumolo delle Abbadesse. Il nome del comune fa riferimento al poggio, grumulus, sul quale nell’antichità sorgeva un castello; le badesse sono invece le principali artefici della fortuna del paese. È infatti alle monache del monastero benedettino di San Pietro a Vicenza che pochi anni dopo il Mille il vescovo Liudigerio I dà in feudo le terre di Grumolo confidando nella tradizionale operosità dell’ordine.
Così in due secoli le selve paludose che si stendono oltre il Tesina cambiano aspetto: eliminate le boscaglie e aperti canali di bonifica, sono resi produttivi ben 900 campi vicentini, vale a dire 350 ettari. Nel Cinquecento, 200 campi sono destinati alla coltura del riso, cereale introdotto dagli Arabi in Sicilia nel IX secolo ma affermatosi soprattutto nelle terre della pianura padana bonificate dai Benedettini.
A Grumolo, l’opera principale è il canale detto per l’appunto della Moneghina, che attraversa il centro abitato con il duplice scopo di portare le acque del Tesina alle risaie e consentire il trasporto del raccolto su chiatte trainate da cavalli verso i magazzini della corte benedettina in paese. Poi le acque si frazionano in rogge e canalette a disegnare il paesaggio caratteristico della risaia. Nei secoli alle religiose sono subentrate le famiglie nobili e a ciò si deve l’unicità di un paesaggio che abbina le geometrie delle risaie alle architetture delle ville nel gioco di riflessi della tarda primavera, quando la campagna è allagata, e poi in una cornice lussureggiante, verde smeraldo, quando tutt’intorno, a estate avanzata, la natura è stanca e polverosa.
Unico è anche il quadro gastronomico, con abbinamenti per ogni stagione su tavole nobili e contadine: come risi e bisi, (piselli) che il doge richiedeva nel giorno di San Marco, 25 aprile, patrono della Serenissima; oppure il risoto coi bruscandoli, i germogli di luppolo selvatico, apprezzato in tutto il nordest, che si colgono lungo le siepi; più avanti è il momento di tinche e anguille, in autunno, la delizia delle quaglie; più avanti ancora è la volta di fagioli, patate, verze, zucca.
A Grumolo si produce, secondo la tradizione veneta, soprattutto il Vialone Nano, selezionato nel 1937 da varietà locali: è un riso semifino, dai chicchi piuttosto piccoli e tondeggianti, molto ricchi di amilosio (23,8%), ben compatti a cottura e con una grande capacità di crescita, per questo ideale tanto per i risotti che per le insalate. In anni recenti è cresciuta la produzione di riso Carnaroli, varietà superfina tra le preferite dalla grande cucina per l’insieme delle sue doti, dall’eleganza del chicco allungato all’elevata percentuale di amilosio (24%), anch’esso ideale per risotti che debbono apparire ben sgranati. A Grumolo la stagione del riso comincia con il 25 di aprile, data di riferimento per la semina, che viene effettuata a seconda delle tecniche adottate, in asciutta o con il terreno allagato.
domenica 14 marzo 2010
A Domus Design di Montegalda un incontro singolare con la pizza....
Domus Design è un' azienda giovane , nata nel 2008 dall'esperienza decennale di esperti arredatori. Oltre alla vendita, offre infatti numerosi servizi inerenti la casa, dalla progettazione d'interni alla assistenza cantieri, dagli arredi su misura a rendering fotorealistici.
Sita a Montegalda in provincia di Vicenza, Domus Design propone per i giorni 19 e 20 marzo una manifestazione singolare, una sorta di 'Pizza day', con la partecipazione di maestri pizzaioli, che interpreteranno il classico piatto della tradizione italiana, cucinandolo nei nuovi forni prodotti dalla Smeg, azienda italiana leader nel settore della produzione di elettrodomestici.
Conosciuta ed apprezzata per l'attenzione rivolta al rigore estetico, all'ergonomia e alla funzionalità, la Smeg propone oggi i forni per la cottura di pizze e focacce,che sono per davvero un prodotto unico nel mercato.
Il Cenacolo del Gusto dei Colli Berici parteciperà all'iniziativa.
Domus Design
via D.Cattaneo, 8
Telefono 0444 737728
Fax 0444 877416)
http://www.domusdesign.it/
Sita a Montegalda in provincia di Vicenza, Domus Design propone per i giorni 19 e 20 marzo una manifestazione singolare, una sorta di 'Pizza day', con la partecipazione di maestri pizzaioli, che interpreteranno il classico piatto della tradizione italiana, cucinandolo nei nuovi forni prodotti dalla Smeg, azienda italiana leader nel settore della produzione di elettrodomestici.
Conosciuta ed apprezzata per l'attenzione rivolta al rigore estetico, all'ergonomia e alla funzionalità, la Smeg propone oggi i forni per la cottura di pizze e focacce,che sono per davvero un prodotto unico nel mercato.
Il Cenacolo del Gusto dei Colli Berici parteciperà all'iniziativa.
Domus Design
via D.Cattaneo, 8
Telefono 0444 737728
Fax 0444 877416)
http://www.domusdesign.it/
Etichette:
forni,
mauroriotto,
montegalda,
pizza,
smeg
23° Mostra del libro di Borgoricco
Incontri con gli autori, presentazioni di libri e letture di brani
La mostra si aprirà sabato 20 alle ore 21 con una serata dedicata alla casa editrice veneta Scantabauchi e ai suoi autori. Domenica 21 alle ore 11 inaugurazione della mostra d'arte presso il Centro Civico, a seguire laboratorio didattico per ragazzi a cura dell'Associazione ARC.A.DIA. Lunedì 22 e martedì 23 la mostra resterà chiusa e le iniziative riprenderanno mercoledì 24 con l'incontro con l'autore Mauro Corona alle ore 21 presso il Teatro Rossi che ospiterà anche il concerto del coro Edelweiss venerdì 26 marzo alle ore 21. Sabato 27 al Museo della Centuriazione Romana il laboratorio didattico gratuito per ragazzi 'Scriviamo e leggiamo come gli antichi romani'. Domenica 28 marzo alle ore 16 inizieranno i laboratori creativi a cura di Arte Bambini presso l'auditorium della Scuola media. La mostra si concluderà martedì 30 marzo con l'incontro con l'autore padovano Massimo Carlotto presso il Teatro Rossi alle ore 21.
Palestra comunale, Viale Europa 14, Borgoricco, Padova
Ingresso libero. Tel: 0499337930 Cell: 3206192757
Web: www.comune.borgoricco.pd.it
www.biblioape.pd.it
Email: biblioteca@comune.borgoricco.pd.it
La mostra si aprirà sabato 20 alle ore 21 con una serata dedicata alla casa editrice veneta Scantabauchi e ai suoi autori. Domenica 21 alle ore 11 inaugurazione della mostra d'arte presso il Centro Civico, a seguire laboratorio didattico per ragazzi a cura dell'Associazione ARC.A.DIA. Lunedì 22 e martedì 23 la mostra resterà chiusa e le iniziative riprenderanno mercoledì 24 con l'incontro con l'autore Mauro Corona alle ore 21 presso il Teatro Rossi che ospiterà anche il concerto del coro Edelweiss venerdì 26 marzo alle ore 21. Sabato 27 al Museo della Centuriazione Romana il laboratorio didattico gratuito per ragazzi 'Scriviamo e leggiamo come gli antichi romani'. Domenica 28 marzo alle ore 16 inizieranno i laboratori creativi a cura di Arte Bambini presso l'auditorium della Scuola media. La mostra si concluderà martedì 30 marzo con l'incontro con l'autore padovano Massimo Carlotto presso il Teatro Rossi alle ore 21.
Palestra comunale, Viale Europa 14, Borgoricco, Padova
Ingresso libero. Tel: 0499337930 Cell: 3206192757
Web: www.comune.borgoricco.pd.it
www.biblioape.pd.it
Email: biblioteca@comune.borgoricco.pd.it
Etichette:
borgoricco,
cultura,
libri,
mauroriotto,
Mostre,
padova
Iscriviti a:
Post (Atom)