mercoledì 17 marzo 2010

La storia del Zocco e della Fiera

La prima data emersa dalle vecchie mura segna l'anno 1033, poi, successivamente, compare nelle antiche carte topografiche custodite nell'archivio della biblioteca Bertoliana di Vicenza come antica locanda con data 1252. Dopo l'apparizione della Madonna sopra un "zocco de legno", nel 1267 parte l'annuale ricordo di fede che da inizio all'antica fiera del zocco.


Infatti la manifestazione, che ora è tra le più importanti del Veneto, nasce nel piazzale del ristorante e il gastaldo, che ora chiamiamo gestore del locale, era il beneficiario delle tasse a carico delle bancarelle di varia mercanzia che venivano a vendere in occasione della ricorrenza "del primo luni dopo l'oto settembre". Nel 1555 gli allora proprietari dell'immobile, la famiglia Da Roma di Vicenza, vendono la locanda a causa di uno scelleratissimo figlio di nome Galeazzo che depauperò la loro fortuna (c'è una lapide che ognuno di noi può ancor oggi vedere in corso Palladio a Vicenza, sotto i portici vicino al cinema Odeon che ricorda questo).

Si deve poi sapere che a Vicenza c'era la fiera dei oto e i vicentini erano molto gelosi della loro tradizionale sagra, quindi volevano acquistare il locale per sopprimere la fiera del zocco. Al tempo della Repubblica di Venezia, gli atti notarili venivano fatti solo a Venezia, e per pochi giorni l'acquisto saltò in quanto un altro acquirente si aggiudicò la locanda.

Il nuovo proprietario Girolamo Priuli, camerlengo (notaio) della Repubblica, fiutò l'affare e la comprò lasciando a bocca amara i vicentini. Quattro anni dopo, nel 1559, Girolamo Priuli divenne Doge di Venezia e fu un Doge molto importante per la Repubblica di Venezia. Fu lui a sancire con un atto notarile la validità legale della fiera del zocco. La proprietà rimase in possesso della famiglia Priuli per 300 anni, fino al 1850, poi passò di mano ad altre famiglie importanti: Teso, Cecchinato, Giacomin, Reschiglian.

Il Doge Girolamo Priuli commissionò molte costruzioni ad Andrea Palladio, tra cui la chiesa di San Giorgio a Venezia, e nel cortile di Palazzo Ducale a Venezia fece erigere le due statue di colossi della scalinata, tuttora visibili.

Per la sua fedeltà al Pontefice, e non al concilio di Trento , il 10 giugno 1564 Pio IV donò il palazzo San Marco di Roma al Doge Girolamo Priuli, dopo avergli mandato personalmente una palma benedetta a forma di rosa, che il Priuli aveva provveduto a donare all'immagine della Madonna del Zocco. Il Doge Priuli poi lo farà chiamare Palazzo Venezia. La tradizione di regalare una rosa il 10 giugno di ogni anno da parte del gestore del ristorante a tutti gli avventori, resiste nel tempo.

In occasioni speciali vengono esposte alcune monete coniate sotto i Dogi Priuli. Il pezzo più importante è uno zecchino d'oro del Doge Girolamo Priuli.

Il 26 settembre 1786, dopo la visita fatta a Vicenza, Johann Wolfgang Goethe sosta al Zocco a causa di una ruota della carrozza andata in pezzi proprio davanti alla locanda. All'interno del ristorante Al Zocco è conservata una targa in pietra in ricordo della sua sosta durante il " viaggio in Italia".

Nel 1797 dopo aver fatto cadere la Repubblica di Venezia, saccheggiato e derubato anche la città di Padova, Napoleone fa tappa di ritorno a Grisignano di Zocco. Le truppe francesi si accamparono per la notte nella Barchessa del Zocco. A Padova i militari francesi avevano derubato anche la basilica di San Antonio di preziose tele e oggetti, ma più di tutto le reliquie del Santo. Nottetempo, però, i frati minori del Santo si ingegnarono a recuperare almeno le reliquie facendo un'avventurosa missione, riportando felicemente a casa il Santo nella sua città, Padova.

Nel 1917 Ernest Hemingway sostò per alcuni giorni presso la locanda al zocco e ricordò questo fatto nei suoi scritti di guerra nel giornale americano toronto star. (da Ristorante Al Zocco)

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