giovedì 8 aprile 2010

Gli enogastronomi da strapazzo


Non ce l’ho con gli enogastronomi, ma con qualcuno, anzi più di qualcuno, che si spaccia per tale, e crea seri danni, ance se poco visibili.


Cominciamo dall’inizio: quando eravamo tutti molto più poveri, non era un problema. E’ risaputo: all’inizio erano solo i ricchi che potevano permettersi cibi raffinati o almeno nutrienti. Ai poveri toccava solo quello che di poco nutriente passava l convento: polenta, gran minestre e minestroni, la pasta cotta male, e così via.

Poi vennero gli anni 50 e 60 del secolo scorso: si cominciò a mangiare meglio, dopo venne la società che buttava nella spazzatura montagne di cibo, e poi arrivarono loro, i saprofiti della situazione.

Avevano, e hanno, una infarinatura culturale in materia, e pensano di essere dei semidei, ma la storia ha dimostrato quello che sono, degli ignoranti che si sono approfittati della gente.

Per prima cosa, tendono a ricordare i tempi passati, il dubbio è che si tratti di tempi di fame nera, scordandosi che nel frattempo usi, costumi, esigenze, disponibilità, sono cambiati. Non a caso, dopo il gran parlare di agriturismi veri o fasulli, si scopre che in buona parte dei casi soffrono di carenza di clientela, battuti dai voli low cost. Non è un paradosso: un mio amico mobiliere mi diceva che il loro più grande antagonista erano i viaggi e le crociere. Se uno va in crociera, non resta a casa e non spende per abbellirla. Semplice. Mi capita ancora di dover rifiutare delle abbuffate: perché devo star male. Per far piacere a chi. All’oste. Ma va’ a …. In passato c’erano pochi soldi, e si teneva a risparmiarli. In realtà come dice Lino Toffolo, salute a lui, hanno malamente copiato i ricchi, senza assorbirne la cultura. Quando i ricchi scopriranno che i poveri li copiano, nasceranno senza il buco, più o meno, e arriviamo al secondo punto.

In secondo luogo, si dimentica il divenire delle cose. Il divenire è, secondo Eraclito, la sostanza dell'Essere, poiché ogni cosa è soggetta al tempo e alla trasformazione. Anche quello che sembra statico alla percezione sensoriale in verità è dinamico e in continuo cambiamento.

Dalla nascita delle civiltà conosciute, nella Mezzaluna fertile, a parte il pane e poche altre cose, tutto è cambiato, con l’allevamento, con la globalizzazione ante litteram degli alberi da frutto, col cambiamento, costante, del clima, con la scoperta dell’America e chi più ne ha più ne metta. Solo 500 anni fa la povera gente mangiava cose per noi immangiabili, e solamente 200 anni fa si cominciò a coltivare le patate, riservate alla povera gente. Ricordiamo la grande carestia del 1848 in Irlanda, dovuta ad una malattia delle patate, che mosse un popolo intero al di là dell’oceano, perché non c’era più nulla di commestibile. O il fatto che la guerra del 15-18 fu vinta grazie alla fame, fame nera, che attanagliava l’impero austroungarico, altro che nazionalismo.

E qui veniamo al terzo punto:, al neoluddismo strisciante. Una parte della popolazione non si adatta alle novità, alla produzione, anzi un ministro della repubblica consiglia di mettersi tutti a zappare l’orto per superare la crisi. La crisi vera ce l’aveva mia nonna, vedova, con due figli in guerra, e pochi spiccioli per campare. La verità è che per avere voti si eludono i problemi che da sempre affliggono l’agricoltura italiana: agricoltura di sussistenza, ampia frammentazione, scarsità di capitali e di zucche pensanti.

E siamo al quarto punto: nessuno ha saputo prevedere, o ha voluto, parlo sempre di chi è al potere, la globalizzazione e quello che portava. Chiaro che con la caduta del Muro di Berlino sarebbe stata facilitata la situazione: ho detto facilitata, perché nessuno riesce a bloccare del tutto gli scambi, pur con un regime stalinista. Ed è successo quello che è successo: ignoranti e provincialotti. Bisognava istruire la gente, ma questo è un altro discorso: comunque arrivano pomodori cinesi pieni di schifezze, che costano poco: Ma vi ricordate quando arrivavano navi cariche di pomodori dalla California, e nessuno diceva niente? Mi sa che per difendere i loro privilegi costruiranno un altro muro. Comunque, tornando a bomba, la mancanza di comprensione delle situazioni locali, fa di questi enogastronomi delle specie di semidei, che desidererebbero insegnare a chi non ne ha bisogno. Naturalmente, il clima culturale neoluddista li ha favoriti e protetti, ma mi sa che questo non avverrà ancora per molto.

Tra l’altro hanno danneggiato, credo irreparabilmente, una scienza seria, il marketing territoriale, che asseconda le naturali possibilità di una zona. Accoppiati ai politici che hanno sperperato montagne di soldi in pubblicità, si sono messi anche questi in cattedra, non ottenendo un bel niente.

Per fortuna la gente ha più buon senso di questi figuri. Intanto, prepariamoci alla prossima ondata di furbi. Dove l’ignoranza regna ancora.

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