mercoledì 5 maggio 2010

Pianura e montagna, amore e odio


«Viviamo una fase delicata - dice il sindaco Vaccari -. E siamo obbligati a fare un grande salto: uno piccolo non serve. Feltre deve giocare le carte del suo futuro fuori da qui: nella capacità di cercare investitori e agire su centri di decisione esterni. Dobbiamo agganciare la pianura». (Corriere del Veneto)


Se il sindaco Vaccari riconosce che occorre riagganciare la pianura, è un bel passo avanti. Sempre che la pianura con i suoi problemi non decida di non farne niente, causa soprattutto i passati problemi legati all’acqua, che hanno posto i bellunesi sotto osservazione.

In realtà, ognuna delle due parti ha bisogno dell’altra sotto vari aspetti: l’acqua innanzitutto, l’energia, la viabilità, le risorse. Per la legge di gravitazione, ormai la pianura è una realtà a sé stante, con persone e risorse impensabili su di un territorio come quello montano. La montagna è stata indipendente con l’industrializzazione dell’occhialeria, ma si è dimostrata più debole perché è stata la prima a risentire del processo di globalizzazione, volendo seguire tutti i difetti della pianura, ed oggi si trova in brache di tela. Il solo turismo non può risolvere il problema, l’economia forestale è quasi scomparsa, molti specializzati sono emigrati in pianura dopo la crisi dell’occhialeria.

Perché non puntare sull’energia, soprattutto quella idroelettrica? Perché non puntare su una sorta di federalismo idroelettrico? La SADE aveva fatto le grandi centrali per alimentare Marghera e Monfalcone, oggi c’è la megalopoli che va da Verona a Trieste, con gli stessi grandi bacini. Non si dice di ripetere l’esperienza tragica del Vajont, pensiamo a piccole centrali, senza bacino, che sfruttino ogni corso d’acqua economicamente valido, piccolo o medio che sia. Occorre fare una valutazione, ma la strada ci sembra quella. Basta che non saltino fuori quelli che in nome dei morti del Vajont aggredirono l’allora governatore Galan che suggerì di utilizzare comunque il salto del Vajont. I morti sono morti, e rifiutare la riparazione di un immenso errore è puerile e suicida. E poi, di questi tempi, piuttosto che investire su cartaccia come i derivati, sarà meglio investire su casa nostra, con le possibilità occupazionali e quant’altro.



http://pensieridiundolomitico.myblog.it/archive/2009/01/11/piccole-centrali-idroelettriche.html

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