martedì 31 agosto 2010

La Romania a convivio in Veneto

L'incontro dedicato alla cucina rumena in Veneto, si è aperto alla Antica Osteria Ciotta di Solighetto di Pieve di Soligo (Treviso), con un piatto a base di sopressa e salumi di tradizione,frutto della passione e delle fatiche della Macelleria di Maurizio Gastaldo di Nervesa della Battaglia, norcino conosciuto ed apprezzato del Montello.


Un buon bicchiere di prosecco con il fondo dell'azienda agricola Mass Bianchet della famiglia Miotto di Vidor, ha vivacizzato il via delle discussioni a convivio.

Viorica e Fiorenzo hanno quindi proposto il classico spiedo, splendida creatura interpretata grazie alle carni fornite dalla Macelleria di Robert Bortolin di Farra di Soligo.

Il verdiso e il cabernet dell'azienda agricola Ballancin di Solighetto hanno superbamente accompagnato lo spiedo, divenuto una delle specialità tradizionali dell'Alta Marca.

Poi, come serata comandava, il via alla degustazione dei Mici o mititei - piccole salsicce (mici in romeno significa piccoli e mititei piccolini) molto speziate fatte da un misto di carne, rigorosamente alla brace .

A commento un merlot rosso il Babeasca Neagra delle Colline di Dobrogei. Ceppo diffuso specialmente nei vigneti del sud della Moldavia, il babeasca neagra si utilizza abitualmente per vini da tavola giovani, di colore rosso brillante e gusto fruttato.

“Nel suo cammino verso il mare, il Danubio incontra un ultimo ostacolo: l’altipiano di Dobrogea, che lo obbliga a girare bruscamente deviando il suo corso verso le pianure del nord. La regione si estende dal confine ucraino a quello bulgaro, sui suoli calcarei delle colline e sabbiosi, alluvionali della costa, sole per almeno 300 giorni l’anno, autunni caldi e lunghi, gode della frescura del Mar Nero e dell’umidità necessaria per lo sviluppo della muffa nobile botrytys cinerea. Murfatlar è una delle zone di produzione migliori della Romania, con almeno 2.000 ettari a vigneto specializzato. Chardonnay e Pinot Gris, come Tamaioasa Romaneasca e Muscat Ottonel, qui danno vini liquorosi di qualità eccezionale e di grande longevità, ma ci sono anche dei rossi molto ricchi ed aromatici di Cabernet Sauvignon, Merlot e Pinot Noir. Nei vigneti di Pietroasa si producono degli interessanti bianchi di Tamaioasa e Grasa. I vini di Sarica-Niculitel, molto più modesti, non possono competere a nessun livello con le meraviglie di Murfatlar.

Questi vini fanno parte dell'orgoglio nazionale, tanto che a Valea Calugareasca opera attivamente un unico Istituto nazionale di Ricerca sulla Viticoltura e la Vinificazione, che produce e commercia in proprio anche diversi vini. Ma le loro caratteristiche rimangono fortemente influenzate dai microclimi, dai territori, dalle tradizioni enologiche e gastronomiche locali, tanto differenti da costituire per lo straniero un’avvincente caccia al tesoro. Anche la cucina rumena a cui si riferiscono fa parte, senza dubbio, della tradizione balcanica, ma con evidenti caratteristiche speciali, riconducibili a tre componenti fondamentali: le forti influenze russe e turche, le influenze occidentali (ungheresi e francesi), la grande varietà dei piatti regionali. Soltanto da questa prospettiva si può parlare di una enologia e di una cucina nazionale romena, per giunta in grande simbiosi. D’obbligo, quindi, anche solo due cenni su quest’ultima, con l’occhio ai vini che magicamente l’accompagnano. D’obbligo, quindi, anche solo due cenni su quest’ultima, con l’occhio ai vini che magicamente l’accompagnano. La pietanza più diffusa è la „mamaliga”, polenta di farina di mais, che viene condita con burro e formaggio e che si prepara anche nelle capanne di legno accendendo il fuoco lontano dalle pareti e mettendovi a cuocere una caldaia di rame. I Rumeni sono soliti iniziare il pranzo con i „gustari”, antipasti a base di vegetali come pomodori, peperoni e cetrioli con salame e formaggio. Le minestre sono per lo più quelle tradizionali balcaniche: il „bors” di barbabietole rosse, la „ciorba” di carne di vitello e di pollo, la „ciorba potroace” con frattaglie di tacchino e di oca. Anche i piatti a base di carne sono di netta tradizione balcanica, come i popolarissimi „mititei”, piccole salsicce di carne tritata di manzo molto aromatizzate con aglio, pepe, spezie varie e cotte alla griglia, le „sarmale”, polpette di carne tritata, avvolte in foglie di vite o di cavolo e servite con pomodori con o senza panna, la „tocana”, un ragù che va lasciato al fuoco parecchie ore, la „musaka” di carne tritata, pomodori e melanzane disposti a strati e cotti al forno, il „ghiveci” di verdure tagliate finissime, arricchite di pezzetti di maiale e messe al forno, la „pastrama”, carne affumicata di bue, maiale o capra.

La selvaggina generalmente non viene fatta frollare, come le anatre marinate il giorno prima e poi arrostite e servite con le olive. La zuppa di pesce è più veloce della nostra, si fa con pesciolini di fiume di ogni genere appena pescati, puliti e cotti in pochi minuti con pomodori ed erbe fini. La carpa si fa allo allo spiedo oppure in zuppa, o cotta con olio e pomodoro, o marinata, o al forno con ripieno di noci pestate, uva sultanina ed erbe aromatiche. I gamberoni sono cotti con aceto e profumi e si servono con un trito di noci, aglio e olio o con riso.Di insaccati, formaggi e dolci non c’è che l’imbarazzo della scelta, è pur sempre un Paese latino. “ (Mario Crosta)

A conclusione della serata i biscotti artigianali di Sandro Facchin, fornaio di Ciano del M0ontello, con lo spumante straordinario dell'azienda agricola Valter Miotto di Colbertaldo di Vidor.

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