giovedì 4 marzo 2010

Agricoltura padovana, malato grave o solo momentaneo?

Secondo le informazioni fornite dalla Camera di commercio di Padova, il mercato del mais e del grano non è mai stato così depresso; in queste condizioni, commenta il presidente di


Confagricoltura Padova Antonio da Porto, le aziende non riusciranno nemmeno a recuperare i costi di produzione.

La situazione è ancora più drammatica per il latte, gli allevamenti di suini e l’ortofrutta, come in tutta Italia. Inoltre, i prezzi in vitivinicoltura rimangono bassi mentre continua l’espianto dei vigneti, con il rischio di depauperare gradualmente un patrimonio produttivo importante per il territorio padovano.

Nel frattempo, sperando che i tempi migliorino, è indispensabile non solo etichettare e rendere riconoscibili i prodotti ma anche riorganizzare la filiera dell’agroalimentare italiano.

“Confagricoltura ha individuato alcune misure da adottare al più presto per impedire il tracollo del settore” spiega Antonio da Porto.“Innanzitutto è importante che il provvedimento del Governo relativo alla moratoria sui crediti venga attuato con tempestività da tutte le banche e che alle aziende agricole venga garantita la liquidità necessaria per far fronte a questo difficile momento che stanno vivendo i mercati. Poi è necessario che venga drasticamente ridotta la burocrazia, da quella dell’Unione Europea a quella del più piccolo Comune della provincia di Padova, perché sta opprimendo con oneri insostenibili le nostre aziende. Dobbiamo poi poter beneficiare in modo semplice, tempestivo ed efficace delle risorse del Piano di Sviluppo Rurale del Veneto, anzitutto per migliorare le produzioni e adeguarle alle mutate esigenze del mercato. Infine chiediamo agli Enti locali – Comuni, Provincia, Regione – maggiore attenzione alle imprese agricole, alle quali va concessa subito la possibilità di investire nelle energie rinnovabili, dal biogas alla combustione di biomasse agricole al fotovoltaico”.

Non solo: resta comunque l’annoso problema del frazionamento e l’imprenditorialità che rimane scarsa. Ricordo che se parlava ai tempi dell’Università a Economia e Politica agraria a Cà Foscari, e non è cambiato molto.

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